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La Russia ammette l’esistenza della nube radioattiva

Il servizio meteorologico russo Rosgidromet ha confermato l'esistenza della nube radioattiva. Trovate concentrazioni di rutenio-106 quasi 1000 volte sopra i limiti

nube radioattiva

 

La misteriosa nube radioattiva è arrivata anche in Italia

 

(Rinnovabili.it) – Il servizio meteorologico russo Rosgidromet ha confermato ieri che in diverse parti del paese sono state trovate concentrazioni «estremamente alte» di rutenio-106 a fine di settembre, confermando i rapporti europei sulla contaminazione usciti qualche giorno fa. Gli esperti hanno anche annunciato che l’isotopo è stato rilevato in Tatarstan e nella Russia meridionale, raggiungendo infine «tutti i paesi europei, dall’Italia al nord dell’Europa».

«Le sonde nelle stazioni di monitoraggio Argayash e Novogorny hanno rilevato radioisotopi Ru-106 tra il 25 settembre e il 1 ottobre», hanno detto i meteorologi. Le concentrazioni più alte sono state registrate ad Argayash, un villaggio nella regione di Chelyabinsk, negli Urali meridionali, che aveva dove i livelli di fondo sono stati superati di 986 volte. Il rutenio-106 è un prodotto della divisione degli atomi dentro un reattore, e viene anche utilizzato in alcuni trattamenti medici. Di sicuro, non è presente in natura se non come scoria di impianti nucleari.

 

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Greenpeace Russia ha chiesto ai pubblici ministeri di aprire un’inchiesta sul potenziale occultamento di un incidente nucleare, mentre ha sollecitato Rosatom, il regolatore del complesso nucleare nazionale, ad avviare un’indagine sugli incidenti di Mayak, sito nucleare a 30 chilometri da Argayash, che attualmente funge da sito di trattamento per il combustibile nucleare e sarebbe uno dei luoghi più radioattivi sul pianeta secondo Greenpeace.

A Mayak, nel 1957 è esploso un serbatoio di rifiuti atomici che ha generato una nube radioattiva di cesio, stronzio e plutonio su un’area di 23 mila kmq, sprigionando almeno il doppio dei radionuclidi dell’incidente di Chernobyl.

Sebbene il servizio meteorologico non indichi alcuna fonte specifica di inquinamento, la vicinanza tra il sito nucleare di Mayak e i punti in cui sono state rilevate le maggiori concentrazioni di rutenio-106 è abbastanza indicativa. Si confermano così le supposizioni dell’Institut de Radioprotection et de Sûreté Nucléaire (IRS), braccio tecnico dell’Authority nucleare francese ASN, che collocava l’origine della nube radioattiva tra Russia e Kazakistan.

Finora gli istituti sanitari hanno detto che non vi è alcun pericolo per la salute umana.