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Riserve idriche, gran parte delle falde sotterrane non si sta rinnovando

La prima mappa mondiale delle acque sotterranee lancia l’allarme: meno del 6% delle risorse si rigenera in 50 anni

Riserve idriche, gran parte delle falde sotterrane non si sta rinnovando

 

(Rinnovabili.it) – Chiunque abbia studiato a scuola il ciclo idrologico sa quanto semplice sia la circolazione dell’acqua all’interno dell’idrosfera terrestre. Quello che sui banchi però non si impara è che nella realtà è tutto molto meno semplice: meno del 6 per cento delle riserve idriche sotterranee nei due chilometri superiori della crosta continentale è in grado di rigenerarsi nel tempo di una vita umana. A determinarlo è la prima  mappa mondiale delle acque sotterranee, frutto di quaranta anni di lavoro da parte di un team di ricerca internazionale.

 

Lo studio, guidato dall’Università canadese Victoria, ha pubblicato in questi giorni i risultati su Nature Geoscience, rivelando come la maggior parte delle falde acquifere sotterrane non si stia rinnovando alla velocità aspettata. La mappa ha permesso di elaborare una stima delle attuali riserve idriche della Terra, calcolate in circa 23 milioni chilometri cubi di acque sotterranee tra potabili, acque salate o contaminate da materiali tossici o radioattivi. “Questi dati non sono mai stati conosciuti prima”, ha spiegato il ricercatore Tom Gleeson. “Sappiamo già che i livelli d’acqua in molte falde acquifere sono in calo. Stiamo utilizzando le nostre risorse sotterranee troppo velocemente – più velocemente di quanto si stiano effettivamente rinnovando”.

 

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Per realizzare la mappa, gli scienziati hanno raccolto dati da quasi un milione di bacini idrografici e più di 40.000 modelli sotterranei. Hanno così scoperto che dei 23 milioni di chilometri cubi di acqua, solo 0,35 milioni hanno meno di 50 anni. La distinzione tra acque “giovani” e “vecchie” è fondamentale: meno anni possiedono, più vicino alla superficie si trovano e più probabile è che siano potabili. In confronto, le acque sotterranee più datate – si può parlare anche di milioni di anni, si trovano più in profondità e possono contenere facilmente elementi tossici come arsenico o uranio, o contenere alte percentuali di sale. Il prossimo passo dei ricercatori sarà ora quello di misurare la velocità dei cambiamenti di queste fondamentali riserve d’acqua.