Esce la prima bozza del rapporto IPCC sulle scelte da fare per mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia critica. Una missione ormai quasi impossibile
La prima bozza dell’IPCC sulle misure per il riscaldamento globale
(Rinnovabili.it) – Uno dei momenti più attesi dell’anno è arrivato. In anticipo, a dire il vero. Si attendevano notizie intorno ad ottobre, ma una bozza dello studio redatto dall’IPCC sulle probabilità di centrare l’obiettivo di un riscaldamento globale entro i +1,5 °C al 2100 è già trapelata.
Ne dà notizia Reuters, secondo cui il mondo potrebbe superare questo limite, il più conservativo che l’accordo di Parigi si è dato, già entro la metà del secolo, a meno che i governi non mettano in campo radicali cambiamenti economici uscendo dall’era dei combustibili fossili. Le energie rinnovabili come fotovoltaico ed eolico dovrebbero diventare la fonte principale di energia entro il 2050. Il carbone dovrebbe essere gradualmente eliminato quasi dappertutto. L’umanità ha un carbon budget di appena 580 miliardi di tonnellate di gas serra per conservare una probabilità superiore al 50% di limitare il riscaldamento a 1,5 °C. All’attuale tasso di emissione, basterebbe appena per 12-16 anni.
Il testo è una versione provvisoria di un rapporto che uscirà ad ottobre. Potrà essere emendato, ma certo queste parole non si potranno cancellare: «Esiste il rischio molto alto che il riscaldamento globale superi 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali», hanno scritto gli esperti del panel internazionale sui cambiamenti climatici, sostenendo che sarà necessario sottrarre il carbonio dall’atmosfera per centrare gli obiettivi. Si rinforza così la mai nascosta passione di molti governi per la geoingegneria, tutto l’insieme di pratiche ancora sperimentali e dagli effetti ignoti tese a risolvere la questione climatica per via tecnologica. Piantare foreste, infatti, non è detto che sia una misura sufficiente, specialmente se sottrae terra alla produzione di cibo.
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Quel che è certo, secondo l’IPCC, è che le trasformazioni necessarie al settore energetico, all’agricoltura e all’industria per raggiungere il target di 1,5 °C non hanno precedenti nella storia.
In questo momento, le temperature medie superficiali del pianeta sono di circa 1 °C sopra il periodo preindustriale, utilizzato come riferimento per fissare le soglie a livello internazionale. Con i trend attuali, siamo sulla buona strada per raggiungere il limite di 1,5 °C tra il 2040 e il 2050. Evitarlo contribuirebbe a ridurre significativamente gli effetti più drastici del cambiamenti climatico: ondate di calore, inondazioni, siccità, con conseguenti tensioni politiche, carestie, migrazioni di massa. Non sarebbe comunque possibile proteggere molte barriere coralline, che già oggi soffrono l’aumento delle temperature negli oceani. Allo stesso modo, il ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartide occidentale continuerebbe a fondersi, aumentando il livello del mare.
Con l’accordo di Parigi, 195 paesi più l’Unione Europea hanno deciso di lavorare sodo al fine di trattenere il global warming entro i 2 °C sopra i livelli preindustriali, impegnandosi a tentare di rimanere sotto gli 1,5 °C. Per capire quale fosse il livello di impegno necessario, hanno dato mandato all’IPCC di stilare un rapporto entro il 2018. La bozza attuale è ora sotto gli occhi dei governi e di altri gruppi di esperti, e potrà subire modifiche. Ma la drammaticità del quadro resta immutata.