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Riscaldamento globale: perso il 40% dei ghiacciai alpini

In 50 anni le Alpi hanno perso il 40% dei ghiacciai, prima del 2050 il polo Nord potrebbe non esistere più. Sono gli effetti del riscaldamento globale

Riscaldamento globale perso il 40 dei ghiacciai alpini 2

 

(Rinnovabili.it) – Qual è lo stato di salute dei ghiacci sul pianeta a seguito del costante riscaldamento globale? Se lo è chiesto il WWF, che per darsi una risposta ha stilato il rapporto “Ghiaccio Bollente”, uno sguardo sistemico sulla riduzione dei ghiacci e sugli effetti che ha sul vivente.

Artide, Antartide e ghiacciai come Himalaya, Alpi, Patagonia, Alaska e moltissimi altri manti nevosi, occupano il 40% della superficie terrestre, un sistema di raffreddamento che si sta rompendo a causa del global warming. Secondo il WWF vi è una preoccupante riduzione dei ghiacci delle zone polari: qui l’aumento della temperatura media è il doppio di quella registrata nel resto del mondo.

 

In Artide, nel 2012, i ghiacci marini estivi hanno raggiunto una estensione minima e la calotta polare si sta riducendo in maniera drastica. Il tasso di diminuzione della superficie ghiacciata marina in Artico, secondo il quinto rapporto dell’IPCC, è tra il 3.5 e il 4.1% ogni decennio. Se il riscaldamento globale dovesse continuare con il trend attuale, prima del 2050 il mar glaciale sarà praticamente privo di ghiacci nei mesi estivi.

Non se la passa meglio nemmeno il continente di ghiaccio, l’Antartide, riscaldatosi di circa 3°C negli ultimi 50 anni: in questo arco di tempo l’87% dei suoi ghiacciai si sono ritirati e ben 9 piattaforme hanno subito un significativo collasso.

 

Riscaldamento globale perso il 40 dei ghiacciai alpini

 

 

Vi è poi il ‘terzo polo’ freddo della Terra, ovvero, i ghiacciai cosiddetti ‘alpini’ (Alpi e Himalaya, Patagonia, Alaska, ma anche Caucaso e Urali,  Kilimangiaro e  Ruwenzori in Africa…). Esso vede una riduzione fino al 75%, in particolare di quelli sotto ai 3.000 metri. Sulle nostre Alpi l’estensione ghiacciata è diminuita in maniera molto visibile. Dai 519 km quadrati del 1962, oggi la bianca coltre ne copre soltanto 368. Significa che abbiamo perso il 40% della superficie in 50 anni.

Il problema non è così remoto come sembra: dal ghiaccio del pianeta dipende la continuità di una risorsa preziosa come l’acqua, la mitigazione del clima, l’equilibrio degli Oceani. Lo scenario peggiore per l’IPCC al 2100 prevede un innalzamento del livello dei mari tra i 52 e i 98 centimetri. Le ripercussioni sulle società umane sarebbero enormi. Basti pensare, infatti, che il 60% della popolazione vive entro 100 km dalla costa. In sostanza, sono minacciati 360 milioni di abitanti nelle metropoli litoranee, mentre il 70% delle coste mondiali rischia di venire sommerso. «La lettura del quadro d’insieme è impressionante – scrive l’associazione ambientalista – Nelle mani dell’uomo il pianeta si squaglia».