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Il riscaldamento globale avvelena il Pianeta con il mercurio

Con l'aumento delle temperature crescerà di 7 volte il livello di metilmercurio presente in zooplankton e pesci, mettendo a rischio ecosistemi marini e salute dell’uomo

Il riscaldamento globale avvelena il Pianeta con il mercurio

 

(Rinnovabili.it) – L’aumento globale delle temperature farà crescere di 7 volte il livello di mercurio presente nei pesci, mettendo a rischio sia gli ecosistemi marini che la salute dell’uomo. Lo prevede un team di ricercatori svedesi, che ha studiato l’impatto del riscaldamento globale sugli oceani concentrandosi su uno dei metalli più tossici presenti in natura.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, si basa su test condotti in laboratorio. I ricercatori hanno ricreato artificialmente le condizioni presenti nel mare di Botnia, tra la Norvegia e la Finlandia, partendo da un effetto dei cambiamenti climatici già ampiamente previsto dai climatologi: l’aumento delle precipitazioni in diverse aree del pianeta. Le piogge dilavano il terreno e portano all’aumento della materia organica nei mari, che a sua volta favorisce il proliferare di batteri nelle acque.

 

Il riscaldamento globale avvelena il Pianeta con il mercurioQuesti batteri, a contatto con il mercurio presente nelle acque, nel suolo o nelle piante, reagiscono normalmente formando il metilmercurio, una forma organica del metallo e altrettanto tossico. Ad un aumento dei batteri corrisponde quindi un parallelo incremento della quantità di metilmercurio, che continua a entrare nella catena alimentare attraverso zoo plankton e pesci, e dai pesci passa nell’uomo. “Quando i batteri diventano abbondanti nelle acque – spiega Erik Bjorn della Università di Umea e autore della ricerca – crescono anche nuovi tipi di predatori che si cibano di tali batteri”.

Basandosi sugli scenari suggeriti dall’IPCC, l’aumento di materia organica dovrebbe attestarsi intorno al 15-20% entro la fine del secolo. I livelli di metilmercurio, di conseguenza, aumenteranno da due a sette volte rispetto a quelli attuali. La presenza di questo metallo tossico è già aumentata di 5 volte dall’inizio dell’epoca industriale, spinto dall’uso di combustibili fossili e in particolare del carbone. Dal 2013 è in vigore a livello internazionale la convenzione di Minamata, sottoscritta da 136 paesi, per limitare i livelli di mercurio.

L’aumento di metilmercurio, secondo i ricercatori, non avverrà in modo omogeneo in tutto il Pianeta. Maggiormente a rischio sono i laghi e le acque costiere dell’emisfero settentrionale, in particolare i mari freddi. Al contrario, il Mediterraneo, il golfo del Messico e le parti meridionali degli oceani Atlantico e Indiano non dovrebbero subire variazioni di rilievo.