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Riscaldamento globale, l’Australia cuoce…

Gli effetti del riscaldamento globale in Australia si fanno sentire e colpiscono indistintamente persone e ambiente: temperature record registrate in molte città, con picco a Port Augusta di 48,9 °C

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Veduta aerea del bacino del Murray Darling.

 

Anomalie climatiche legate al riscaldamento globale ignorate dal governo australiano, che continua a puntare sul carbone

 

(Rinnovabili.it) – La settimana appena passata è stata a dir poco di fuoco per l’Australia e, che si creda o no al riscaldamento globale, è un dato di fatto che le temperature registrate nel continente abbiano sfiorato i 50 °C. Con un picco di 48,9 °C, Port Augusta è stata la città in assoluto più calda, seguita da Menindee (47 °C), Mildura (46 °C), Albury (45,6 °C), Broken Hill e Noona (45 °C), Adelaide e Melbourne (41 °C) e Camberra (40 °C). C’è forte preoccupazione per i senzatetto e le persone più vulnerabili, uscire di casa di giorno è diventato praticamente impossibile, “sembra di stare in una sauna” riferiscono i locali, l’asfalto è troppo caldo per le zampe dei cani o per i bambini che giocano in strada e gli operai, come i giardinieri per esempio, devono fare attenzione a lasciare sotto il sole i loro attrezzi del mestiere perché li ritroverebbero roventi. Quasi ogni giorno della scorsa settimana in Australia c’è stato un nuovo record di calore e la situazione non sembra migliorare, dato che anche nella settimana appena iniziata le temperature attese saranno roventi.

 

Disagi per gli esseri umani, ma anche per l’ambiente. A Menindee, città fluviale che alimenta il più grande sistema idrico del paese, il bacino Murray-Darling, centinaia di merluzzi autoctoni sono morti a causa di una eccessiva fioritura algale che, favorita dal calore, ha ridotto l’ossigeno e aumentato la presenza batterica in acqua, un mix letale per i pesci. La morte in massa dei pesci ha riacceso il dibattito sulla gestione delle risorse idriche nella regione: oltre al caldo anomalo di questi giorni, ad aggravare la situazione ci sarebbero anche la siccità e l’eccessivo sfruttamento delle risorse idriche.

 

 

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Fa pensare che le anomalie climatiche di questi giorni, legate agli effetti del riscaldamento globale, si stiano verificando in un Paese con precisi indirizzi governativi che hanno ignorato l’ultimo report IPCC, per continuare a puntare sul carbone. Nonostante il report IPCC contenga notizie particolarmente allarmanti per l’Australia, per la quale contenere il riscaldamento a 1,5 °C anziché a 2 °C potrebbe significare garantire la sopravvivenza della Grande Barriera Corallina, secondo le statistiche i livelli di emissioni stanno aumentando, un dato che non conta molto per il primo ministro Scott Morrison, considerato che il Paese rappresenta poco più dell’1% delle emissioni globali. Intanto il Paese cuoce e continuerà a farlo per un’altra lunga settimana.