Fino a 20 milioni di rifugiati climatici potrebbero attraversare il Mediterraneo nei prossimi 10 anni. Serve un meccanismo di protezione internazionale
Serve un meccanismo di protezione internazionale per i rifugiati climatici
(Rinnovabili.it) – La più grande crisi migratoria del mondo deve ancora venire, e sarà quella dei rifugiati climatici. Se fino ad oggi la politica italiana ed europea è stata sostanzialmente incapace di gestire flussi di poche centinaia di migliaia di persone l’anno, rischia di finire gambe all’aria nel prossimo futuro. Un nuovo rapporto della Environmental Justice Foundation (EJF), pubblicato alle soglie della COP 23 di Bonn, sostiene che decine di milioni di persone saranno costrette a lasciare le loro case entro il 2030: sarà la più grande crisi dei rifugiati che il mondo ha mai visto.
I flussi di persone fuggite dal conflitto siriano saranno una bazzecola al confronto di quello che l’Europa dovrà affrontare. Una sfida enorme, secondo la fondazione, che costringerà il vecchio continente a fare i conti con le fughe di massa dal Sahel, nell’Africa Subsahariana, che potrebbero coinvolgere fino a 20 milioni di uomini e donne senza più i mezzi per vivere. Queste persone non prenderanno la rotta del Sudafrica, ma attraverseranno il Mediterraneo.
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Per questo lo studio dell’EJF invita i governi a concordare un nuovo quadro giuridico per proteggere i rifugiati climatici e, prima dell’avvio dei negoziati sul clima di Bonn, in programma dal 6 novembre, esorta i leader a fare di più per attuare gli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi. La relazione afferma che i cambiamenti climatici hanno giocato un ruolo nello scoppio della guerra in Siria, con la siccità che ha costretto 1,5 milioni di persone a migrare dalle campagne alle città tra il 2006 e il 2011. Molte di loro non avevano alcun accesso stabile a cibo, acqua o lavoro, un fatto che ha acuito le tensioni già in essere nel paese.
Sebbene la relazione metta in evidenza l’impatto crescente del cambiamento climatico sulle persone del Medio Oriente e dell’Africa, sottolinea anche come i cambiamenti climatici siano un problema anche dei paesi più ricchi: un esempio è quello degli uragani che hanno devastato parti degli Stati Uniti di recente. In sostanza, spiegano dalla fondazione, nessuno è immune dagli effetti climatici del riscaldamento globale. E questo dovrebbe favorire l’adozione di soluzioni che tengano conto di tutti i soggetti, specialmente i più esposti.
Così, nelle sue conclusioni la EJF chiede passi tagli alle emissioni di gas serra e soprattutto la costruzione di un meccanismo giuridico internazionale per proteggere i rifugiati climatici. Se l’Europa non sarà in grado di aprire le porte a chi fugge da paesi resi inospitali da un modello di sviluppo da lei stessa promosso, il rischio è che queste porte vengano prima o poi sfondate per disperazione.