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Riforma mercato del carbonio: c’è un (deludente) accordo UE

Superate le divergenze, l'UE trova l'accordo sul nuovo ETS europeo, ma le ong ambientaliste bocciano il testo

mercato del carbonio

 

Raggiunto un compromesso sulla riforma del mercato del carbonio

(Rinnovabili.it) – Sono stati mesi di colloqui serrati tra Stati Membri, Europarlamento e Commissione Europea, ma alla fine si è trovato un accordo sulla riforma del mercato del carbonio.Nelle prime ore di giovedì, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sul sistema di scambio delle emissioni dell’UE”, ha fatto sapere Annikky Lamp, portavoce dell’Estonia, che detiene questo semestre la presidenza del Blocco.

Con le pressioni indirette della COP23 di Bonn, i negoziatori sono riusciti a trovare un compromesso che superasse le principali divisioni tra le parti, seppur deludente dal punto di vista ambientale. I colloqui si erano completamenti bloccati a causa di un “cavillo”: la riforma istituisce un nuovo fondo di modernizzazione, da realizzare con i proventi del mercato, ma il testo finale ne vieta l’uso di queste risorse a impianti che emettano oltre 450 grammi di anidride carbonica per kilowattora. In altre parole nessun impianto a carbone può accedervi. Facile capire quali Paesi si siano opposti a questa opzione che entrerà in vigore, ora, solo provvisoriamente. (Leggi anche Clima, i ministri UE sono solo chiacchiere e distintivo?)

 

Come funziona l’ETS europeo?

Il mercato del carbonio comunitario è stato creato nel 2003, in attuazione del Protocollo di Kyoto, per ridurre le emissioni nei settori più inquinanti. Il sistema, chiamato ETS (emission trading system– sistema di scambio emissioni) istituisce un meccanismo di tipo “cap&trade”: viene stabilito un tetto massimo di emissioni per impianti industriali e di produzione dell’energia, permettendo però ai soggetti di comprare e vendere attraverso aste le quote di emissioni, ossia crediti di CO2 con cui evitare di sforare il cap.

 

Attualmente, oltre 12.000 operatori sono registrati nel mercato del carbonio (dal 2012 sono inoltre inclusi gli operatori aerei) ma i risultati di questo meccanismo non sono stati quelli sperati. Le quote gratuite assegnate regolarmente dalla Commissione Europea per aiutare Paesi e impianti, hanno fatto precipitare i prezzi della CO2, rendendo vano il meccanismo. Superiori alla domanda e venduti a cifre irrisorie, i crediti di carbonio hanno reso estremamente economico l’inquinamento.

 

Cosa prevede la riforma del mercato delle emissioni

La riforma di questo strumento costituisce quindi un atto obbligato per la politica climatica dell’UE. Peccato che il risultato premi l’industria e non l’ambiente. Il testo approvato prevede misure per assorbire il surplus di crediti cercando di offrire nel contempo strumenti tutela alle imprese energivore contro il rischio di delocalizzazione.

È stato concordato di raddoppiare il tasso con cui il Market Stability Reserve (MSR –Riserva per la stabilità del mercato), la riserva stabilizzatrice del mercato di carbonio, assorbirà le quote in eccesso, in maniera da rafforzarne i prezzi. Si tratta di uno strumento creato nel 2015 (ma che entrerà in vigore solo nel 2019) per far fronte agli squilibri tra domanda e offerta nell’ETS: nel caso in cui in un dato anno il numero totale di quote di emissione superi una soglia concordata, una percentuale di queste quote è ritirata automaticamente dal mercato ed è integrata nella riserva; in caso contrario, le quote contenute nella riserva sono reimmesse sul mercato. Dal 2023 questo meccanismo eliminerà direttamente le quote in eccesso.

Inoltre è stato portato al 2,2 per cento il fattore di riduzione lineare (LRF), ossia l’elemento che indica il ritmo con cui si diminuiscono di anno in anno le quote immesse sul mercato. Secondo gli ambientalisti, tuttavia, questo tasso di riduzione sarebbe troppo lento  per raggiungere gli obiettivi climatici UE del 2050 dell’UE.

 

I crediti di CO2 messi all’asta saranno ancora il 57% del totale delle quote, assegnando a titolo gratuito le rimanenti. Anche qui che la riforma mostra di concedere un po’ troppo all’industria. Se la domanda di quote gratuite supera le disponibilità, l’ETS prevede l’applicazione di un “fattore di correzione transettoriale” (CSCF) che riduce l’assegnazione gratuita in tutti i settori. Per proteggere il comparto da un’ipotetica applicazione del CSCF, il testo consente, in caso di necessità, una riduzione opzionale della quota da mettere all’asta del 3%. Per le Ong ambientaliste, come Wwf, Climate Action Network e Carbon Market Watch, si tratta di un compromesso ‘vergognoso’, che lascia ancora troppi margini in forma di concessione di quote carbonio gratuite, agli Stati, per sussidiare la produzione di energia da fonti fossili.