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Riforma ETS, l’Europarlamento china la testa di fronte alle lobby

La plenaria di Strasburgo modifica la proposta di riforma dell'ETS europeo. Ma i passi avanti sono pochi e il testo mostra tutta l’influenza delle grandi industrie europee

Riforma ETS, l’Europarlamento china la testa di fronte alle lobby

 

(Rinnovabili.it) – “Sembra che alla fine i lobbisti siano riusciti a vincere”. Così Bas Eickhout (Gruppo Verde/Alleanza libera europea), membro della Commissione Ambiente, commenta il pronunciamento di Strasburgo sulla revisione dell’ETS per il periodo 2021-2030.

Con 379 voti a favore, 263 contrari e 57 astenuti gli europarlamentari hanno approvato oggi in plenaria la relazione di Ian Duncan (Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei) sul sistema di scambio emissioni comunitario. Ma il testo contempla pochi veri passi avanti, mostrando di aver ceduto quasi totalmente alle richieste avanzate nei mesi passati dalle grandi industrie.

 

I deputati hanno in parte sostenuto la precedente relazione della Commissione Ambiente (ENVI) accettando di cancellare milioni di crediti dalla Market Stability Reserve (MSR), la riserva stabilizzatrice del mercato di carbonio, a partire dal 1° gennaio 2021. Si tratta di uno strumento creato nel 2015 (ma che entrerà in vigore solo nel 2019) per far fronte agli squilibri tra domanda e offerta nell’ETS: nel caso in cui in un dato anno il numero totale di quote di emissione superi una soglia concordata, una percentuale di queste quote è ritirata automaticamente dal mercato ed è integrata nella riserva; in caso contrario, le quote contenute nella riserva sono reimmesse sul mercato. Contestualmente la proposta di Strasburgo raddoppia la capacità del MSR d’assorbire le quote in eccesso, portandola al 24 per cento l’anno nei primi quattro anni. Elementi che, secondo il Parlamento Europeo, potrebbero alzare i prezzi della CO2 ben oltre il 10% rispetto ai livelli di previsione.

 

Altri 200 milioni di permessi saranno cancellati qualora non venga superato il tetto di quote gratuite assegnate a titolo provvisorio dagli Stati membri. In caso contrario al quantitativo massimo è applicato un “fattore di correzione transettoriale” uniforme che livella tali valori e riduce i crediti provvisori. Per proteggere l’industria, il progetto permette una riduzione del 5% delle quote all’asta, in maniera tale evitare l’innesco di tagli alle quote gratuite operate dal fattore di correzione.

 

Anche quando si parla di veri impegni Strasburgo si tira indietro: conformemente alla proposta di riforma dell’Esecutivo, i deputati hanno approvato di ridurre il quantitativo totale delle quote in circolazione del 2,2% ogni anno (fattore lineare di riduzione) contro l’attuale 1,74% e scartando la proposta del 2,4%. Respinta anche l’ipotesi di ampliare il campo di applicazione del sistema ETS per includere materiali importati in alcuni settori chiavi, come quello cementizio. L’industria ha sventolato da subito la bandiera del carbon leakage, la stessa dietro cui è nascosta la Commissione europea e ora il Parlamento, per continuare ad assegnare quote gratuite agli impianti industriali esposti “a un rischio significativo di trasferimento delle attività” in assenza trattamenti di favore.

 

Vera novità del testo, due nuovi fondi finanziati con i ricavati delle aste: il primo consentirà di modernizzare i sistemi energetici degli Stati membri a basso reddito il secondo sosterrà la formazione di nuove figure professionali e riallocazione della manodopera e dei lavoratori colpiti negativamente dal processo di decarbonizzazione dell’economia.

Prima di entrare in vigore il progetto di legge dovrà essere negoziato con gli altri due organi legislativi dell’Unione europea, la Commissione europea e il Consiglio degli Stati membri.