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Volumi in leggera crescita per i rifiuti radioattivi in Italia

Al 31 dicembre 2021, i volumi totali arrivano a 31.812,5 m3, meno della metà di quelli che potrebbero trovare posto nel costituendo Deposito nazionale. Il rapporto dell’Isin conferma il Lazio come regione con più rifiuti stoccati sul territorio (il 31%) e il Piemonte quella con la maggior quota di radioattività (più del 70% del totale nazionale)

Rifiuti radioattivi in Italia: nel 2021 crescono i volumi
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Pubblicato l’Inventario dei rifiuti radioattivi in Italia

(Rinnovabili.it) – Nel 2021 cresce, anche se di poco, il volume dei rifiuti radioattivi in Italia. Il saldo tra i nuovi rifiuti prodotti e quelli inviati all’estero, trattati tramite supercompattazione o inviati a fusione nella fonderia Cyclife in Svezia registra un aumento di 60,9 metri cubi rispetto all’anno precedente. Per un totale, al 31 dicembre 2021, di 31.812,5 m3, meno della metà di quelli che potrebbero trovare posto nel costituendo Deposito nazionale. Sono le cifre riportate dal rapporto annuale dell’Isin, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione.

Sono le attività di smantellamento e bonifica a far crescere il volume complessivo di rifiuti radioattivi in Italia. Se la prima riguarda essenzialmente il processo di decommissioning di alcuni impianti, per la bonifica si tratta soprattutto di polveri di fumi e scorie di fusione, oltre a rottami o terreni mescolati con elementi contaminati, quasi sempre l’isotopo radioattivo del Cesio, Cs-137. Le regioni con la maggiore crescita sono Piemonte (da 5384 m3 a 5.824 m3, +440 m3), Toscana (da 894 m3 a 1.034 m3, +140 m3), Lazio (da 9.504 m3 a 10.026 m3, +522 m3), Basilicata (da 3.526 m3 a 3.822 m3, +296 m3) e Puglia (da 535 m3 a 625 m3, +90,53 m3).

Al contrario, diminuiscono i volumi stoccati in Lombardia, Emilia Romagna e Campania. Nel primo caso dipende dai trattamenti per la riduzione del volume, nel secondo dall’invio in Slovacchia delle resine della centrale di Caorso per il condizionamento, nel terzo per l’invio all’estero e il trattamento via fusione.

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Pur con queste variazioni, il Lazio si conferma la regione con la maggior quantità di rifiuti radioattivi in Italia. Qui sono stoccati il 31% dei volumi nazionali, pari a poco più di 10mila m3. In aumento specialmente a causa delle operazioni di smantellamento e bonifica presso la centrale di Latina, attiva dal 1964 al 1987. Con per altri impianti in Italia, il decommissioning finale è vincolato alla creazione del Deposito nazionale per le scorie, sulla cui ubicazione dovrebbe arrivare la decisione definitiva nel 2023 dopo anni di rinvii. Nel frattempo, a Latina continuano operazioni propedeutiche allo smantellamento finale, tra cui l’ultima in ordine di tempo è la bonifica della piscina del combustibile.

In calo invece la radioattività complessiva dei rifiuti stoccati sul territorio italiano. L’attività totale dei rifiuti radioattivi detenuti in Italia è pari a 2.785.393,9 GBq, con una diminuzione, rispetto al 2020, di 43.541,16 GBq. Su questo fronte, la regione con la maggior radioattività è di gran lunga il Piemonte con 2.023.654 GBq, vale a dire il 72,65% del totale nazionale. Seguono poi Campania (353.868 GBq, pari al 12,70% del totale), Basilicata (243.578 GBq, l’8,74% del totale), Lombardia (98.396 GBq, 3,53%), Lazio (57.758 GBq, 2,07%) Toscana (7.007 GBq, 0,25%), Emilia Romagna (1.125 GBq, 0,04%) e Puglia (8 GBq).

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