Rinnovabili • rifiuti Rinnovabili • rifiuti

Emergenza rifiuti in mare, sui fondali oltre mille metri c’è più spazzatura che pesci

Il Mediterraneo è uno dei mari più inquinati, entro i prossimi 30 anni il volume dei rifiuti marini potrà superare i tre miliardi di tonnellate. Delle milioni di tonnellate di rifiuti che entrano in mare ogni anno, meno dell'1% è visibile, perché viene spiaggiato o galleggia sulla superficie, mentre il restante 99% finisce sul fondo

rifiuti
Credit: Università di Cagliari

La ricerca dell’università di Cagliari sui rifiuti marini

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – E’ emergenza rifiuti per i fondali marini. E il Mediterraneo, uno dei mari più inquinati, è sempre più a rischio. Pescare a elevate profondità delle acque significa ritrovarsi con più scarti che pesci tirati su con la tecnica dello strascico. Insomma oltre i mille metri abbiamo più spazzatura che crostacei o molluschi. E’ questo il senso dello studio dell’università di Cagliari e pubblicato sulla rivista scientifica Environmental research letters (testo in inglese).

Plastiche, metalli, vetro, ceramica, attrezzature da pesca, tessuti e carta sono soltanto alcuni dei rifiuti più abbondanti. Dallo studio emerge come stiano aumentando nei fondali marini di tutto il Pianeta: in alcuni casi la loro densità sarebbe addirittura paragonabile a quella delle grandi discariche presenti sulla terraferma. Per gli esperti questo tendenza è destinata a continuare, tanto che entro i prossimi 30 anni il volume dei rifiuti marini potrà superare i tre miliardi di tonnellate. Delle milioni di tonnellate di rifiuti che entrano in mare ogni anno, meno dell’1% è visibile, perché viene spiaggiato o galleggia sulla superficie, mentre il restante 99% finisce sul fondo.

Leggi anche Le microplastiche stanno invadendo tutto l’Artico

Numerosi siti dei nostri mari, infatti, hanno suscitato l’interesse della comunità scientifica per la loro posizione in prossimità di alcune tra le rotte navali più trafficate del Mediterraneo e del mondo: soprattutto in Sardegna ospitano una ricchissima biodiversità che purtroppo è minacciata dalle attività umane e dalla pesca. Sul fondo di entrambi i siti – anche a 450 metri di profondità – sono stati ritrovati diversi oggetti, come pneumatici e altri detriti.

Lo studio – a cui ha partecipato Alessandro Cau, ricercatore di ecologia al dipartimento di scienze della vita e dell’ambiente dell’università di Cagliari – segue a distanza di due anni il workshop sullo stesso tema organizzato a Bremerhaven (Germania) dal Joint research center della commissione Europea e l’Alfred Wegener-institut per mettere a confronto i massimi esperti mondiali, con l’obiettivo di giungere alla stesura di un documento per avere la sintesi delle attuali conoscenze sui materiali di origine umana depositati sul fondo e sulle metodologie per migliorare il lavoro futuro. 

Leggi anche Plastica in mare: nel 2040, la quantità di marine litter potrebbe triplicare

La questione dei rifiuti in mare è riconosciuta a livello globale come una minaccia sempre più urgente. Per farlo sono state messe a punto molte indicazioni. Un esempio su tutti è la Direttiva europea sulla Strategia marina (Marine strategy framework directive) che ha punta al raggiungimento di un buon stato ambientale attraverso l’analisi di 11 descrittori, con il decimo che è specificatamente dedicato alla presenza e all’impatto dei rifiuti in mare.