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Dai rifiuti elettronici si può estrarre l’oro con l’aceto

I circuiti stampati e altri rifiuti elettronici contengono componenti d’oro difficilmente recuperabili con metodi sostenibili. Ma da oggi cambia tutto

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Foto di Michael Schwarzenberger da Pixabay

(Rinnovabili.it) – Trasformare i rifiuti elettronici in oro. Ci sono riusciti i ricercatori dell’Università del Saskatchewan, in Canada, che hanno trovato un sistema veloce, economico e rispettoso dell’ambiente per estrarre questo prezioso metallo da apparecchiature elettriche ed elettroniche giunte a fine vita.

Oggi si utilizzano principalmente due procedimenti industriali per rimuovere l’oro dagli scarti elettronici:

– La pirometallurgia, cioè l’estrazione del metallo dai minerali con temperature superiori ai 1.000 °C. Si tratta di un metodo ad alta intensità energetica, costoso e impattante, dal momento che rilascia composti organici come le diossine.

– L’Idrometallurgia, o metallurgia per via umida, che impiega solventi liquidi per ottenere la separazione dei metalli dal minerale. Le soluzioni impiegate coinvolgono l’uso di cianuro, acido nitrico, acido cloridrico.

A seguito di questi trattamenti, il materiale che conteneva l’oro non è più recuperabile: un grosso problema per l’industria del riciclo, che si vede privata di molti rifiuti preziosi in un’ottica di economia circolare. La bella scoperta dei ricercatori canadesi permette, invece, di sottrarre il metallo al rifiuto di partenza, senza pregiudicarne il recupero.

Il trucco è utilizzare una soluzione di acido acetico e un ossidante, che permette di sciogliere l’oro in appena 10 secondi e estrarlo dai circuiti stampati lasciando intatte le componenti in rame, nichel, ferro e altri metalli.

La tecnica può portare benefici economici incredibili: gli scienziati ritengono che, a fronte di un processo estrattivo tradizionale che costa 1.520 dollari per kg di oro, l’utilizzo dell’acido acetico abbatterebbe le spese fino a 66 dollari al kg.

Ogni anno il mondo produce oltre 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE). Una quota in rapida crescita a causa dell’incessante innovazione tecnologica e dell’obsolescenza programmata che la alimenta, accorciando il ciclo di vita dei dispositivi elettronici. Data la carenza di metodi di riciclo adeguati, oltre l’80% di questi rifiuti finisce in discarica, con gravi problemi ambientali che potrebbero, d’ora in poi, essere via via risolti con una buona dose di aceto.