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Reti idriche: le proposte del ministro Costa per ridurre le perdite

Per finanziare le soluzioni allo spreco idrico, si ipotizzano fondi europei e risorse provenienti dalla lotta all'evasione

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Il ministro dell’ambiente accende i riflettori sulle reti idriche italiane

(Rinnovabili.it) – Le reti idriche italiane sono un vero e proprio colabrodo. Di tutta l’acqua immessa nei 500mila km di infrastruttura di distribuzione, il sistema ne spreca ben il 41,4 per cento. In altre parole, in un solo anno buttiamo oltre 3 miliardi di metri cubi di risorse perfettamente potabili. Uno spreco ormai noto da tempo a cui mancano però soluzioni organiche a livello nazionale. I comuni virtuosi che contengono i danni delle perdite sono infatti solo il 6,5 per cento delle città italiane, tra cui Macerata, Mantova e Pordenone. Per il resto dei comuni si tratta di un problema aperto che arriva, in alcuni casi, a indossare i panni di emergenza. Basti pensare a Frosinone dove la rete di distribuzione perde addirittura il 75 per cento dell’acqua proveniente dall’impianto di erogazione.

Eppure le soluzioni esistono, ricorda il ministro all’Ambiente Sergio Costa, e proprio a partire dall’esempio delle realtà più virtuose si può risollevare lo stato di salute delle reti idriche italiane.

 

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Il come, Costa lo ha spiegato in un’intervista a ‘Presa diretta’ – in onda questa sera su Rai 3 – di cui l’Ansa fornisce un’anticipazione. “Abbiamo una capacità di ricerca tecnico-scientifica gigantesca, come Paese Italia, Cnr, università. Abbiamo esempi concreti di gestori che in alcune parti d’Italia utilizzano modi per ridurre del 70 per cento la perdita di acqua con attività non invasive sulle tubature – afferma il ministro dell’ambiente – Mettiamoli a sistema”. Le tecnologie per arginare il problema esistono già. Per finanziarle il generale ipotizza l’impiego di fondi europei e di risorse provenienti dalla lotta all’evasione. E se nel futuro Costa immagina una gestione completamente pubblica delle reti idriche, allo stato attuale si deve fare i conti con gli oltre 2.000 gestori che si spartiscono l’infrastruttura nazionale. Ma sottolinea, “il rapporto sul privato deve essere un rapporto di pieno monitoraggio del pubblico”, declinando “concretamente cosa si fa e come si fa”.

 

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