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Reti da pesca abbandonate, da rifiuto a prodotto d’alta moda

Grazie all’iniziativa di Healty Seas, le oltre 4 tonnellate di reti da pesca abbandonate sui fondali e recuperate al largo delle Eolie saranno ripulite e rigenerate in nylon, che verrà utilizzato nelle collezioni di Gucci, Richard Malone e Adidas

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Ogni anno sono 640.000 le tonnellate di reti da pesca abbandonate in mare

 

(Rinnovabili.it) – Oltre 4 tonnellate di reti da pesca abbandonate sui fondali marini recuperate dai volontari della no profit Healty Seas e pronte per raggiungere le passerelle dell’alta moda. Succede al largo delle isole Eolie dove, tra il 6 e l’8 ottobre scorsi, c’è stata una cordata tra Healty Seas, appunto, e Aquafil, Aeolian Islands Preservation Fund, Blue Marine Foundation, Ghost Fishing Foundation, diving locali, pescatori eoliani e Guardia Costiera per recuperare le reti da pesca abbandonate in mare, tra cui una di oltre 2 tonnellate persa una decina di anni fa durante una tempesta. Si tratta di un rifiuto presente nei mari di tutto il mondo che, secondo i rapporti di UNEP e FAO, rappresenterebbe il 10% dei rifiuti plastici presenti negli oceani; ogni anno, infatti, vengono abbandonate in mare 640.000 tonnellate di reti da pesca.

 

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Adesso tutto questo materiale recuperato, sarà opportunamente pulito e trattato da Aquafil per essere rigenerato in nylon ECONYL®. Si tratta di un materiale ottenuto da rifiuti che altrimenti finirebbero in discarica ed è di fatto un nylon riciclato con le stesse identiche caratteristiche di quello da fonte vergine, che può essere rigenerato, ricreato e rimodellato all’infinito e che sarà utilizzato nelle collezioni di Gucci, Richard Malone e Adidas. “Dobbiamo guardare oltre il semplice schema del recupero e riciclo dei prodotti a fine vita – ha commentato il Presidente e CEO di Aquafil, Giulio Bonazzipensando a design sostenibili che permettano la circolarità compiuta delle diverse fasi di vita dei prodotti e a un sistema industriale più sostenibile”.

 

Le operazioni di recupero delle reti abbandonate sui fondali sono state seguite anche dagli studenti, che hanno avuto l’opportunità di incontrare i subacquei e di approfondire il problema dei rifiuti marini e i principi dell’economia circolare. In cinque anni di attività, Healty Seas, in collaborazione con subacquei e pescatori volontari, ha recuperato dai mari oltre 375 tonnellate di reti da pesca abbandonate e ha come obiettivo quello di sensibilizzare le comunità locali nella protezione dell’ambiente marino. “Collaborando con le comunità costiere e le organizzazioni del settore della pesca – ha spiegato la coordinatrice del progetto di Healty Seas, Veronika Mikossperiamo di prevenire l’abbandono nei mari delle reti e di aumentare la conoscenza su questo grave problema globale”.