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Rapporto Ipcc sul clima: si passa il bianchetto sui veri rischi

Nel riassunto dedicato ai governi, gli esperti attenuano le loro considerazioni sui pericoli del climate change per rendere la relazione più digeribile ai grandi inquinatori

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Ultime revisioni per il rapporto Ipcc sul clima “Global Warming 1,5° C”

(Rinnovabili.it) – Cresce l’attesa per il nuovo rapporto Ipcc sul clima. Il documento costituisce la base scientifica su cui impostare i negoziati internazionali alla 24esima Conferenza delle Parti che si terrà questo dicembre a Katowice, in Polonia. Intitolato Global Warming of 1.5°C, il report sarà pubblicato l’8 ottobre previa approvazione del Summary for Policymakers, la sintesi dell’opera destinata ai responsabili politici. Ma stando alle ultime indiscrezioni riportate dal Guardian, gli scienziati che lavorano alla revisione avrebbero volutamente edulcorato il riassunto, censurando alcuni risultati chiave del rapporto Ipcc sul clima. Perché? Perché malgrado esista un accordo mondiale per la lotta al riscaldamento globale – il Paris Agreement – continuano a persistere resistenze nazionali nei confronti di ambiziosi impegni taglia emissioni. Gli USA, intenzionati a disfarsi dell’accordo, sono l’esempio più eclatante, ma l’Onu deve fare i conti anche con paesi come Australia e Arabia Saudita. Minimizzare la valutazione dei rischi, contenuta del documento, dovrebbe quindi avere l’obiettivo di rendere maggiormente digeribile lo stesso ai decisori politici più recalcitranti.

 

Si tratta per molti versi di un paradosso. Il nuovo rapporto Ipcc sul clima è nato, infatti, proprio con l’obiettivo di far luce su tali rischi.

Commissionato dagli stessi governi in occasione della COP 21 di Parigi, il documento si prone di far chiarezza sul target del Paris Agreement, ossia mantenere l’aumento della temperatura globale «ben al di sotto dei 2 °C» sollecitando gli sforzi per centrare l’obiettivo di 1,5 °C. Secondo gli esperti climatici la differenza fra due gradi e un grado e mezzo non è così sottile e la relazione speciale dell’IPCC ne dà conferma: permettere alle temperature di aumentare di 2° C avrà conseguenze devastanti sul pianeta, tra cui l’innalzamento del livello del mare, la diffusione di deserti, la perdita di habitat e specie naturali, la diminuzione delle calotte polari e l’incremento di eventi meteo estremi.

 

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I revisori delle prime bozze sostengono che la sintesi sia stata modificata per rendere i pericoli del climate change meno allarmanti. Ma è proprio su questo riassunto che ogni nazione dovrebbe impostare la propria politica climatica. Stando a quanto riportato dal Guardian, i revisori avrebbero passato il bianchetto su qualsiasi menzione del fatto che l’innalzamento della temperatura sopra a 1,5° C potrebbe portare a maggiori migrazioni e conflitti e innescare la perdita irreversibile della calotta glaciale della Groenlandia. Via anche tutte le discussioni sul pericolo di un’interruzione della Corrente del Golfo.

 

Gli scienziati che producono rapporti come questi cercano di riassumere le ultime conoscenze, ma hanno la reputazione di essere prudenti riguardo ai peggiori rischi dei cambiamenti climatici”, spiega Bob Ward, direttore del Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment. “Tuttavia, se i governi non riconoscono la portata e l’urgenza di tali rischi, potrebbero sottovalutare quanto sia critico raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. E questo potrebbe avere degli effetti a catena molto seri nella battaglia per limitare l’impatto del riscaldamento globale”.

 

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