Uno dei più importanti componenti climatici del pianeta si sta progressivamente indebolendo. Un eventuale collasso avrebbe conseguenza devastanti sul clima
La corrente oceanica Amoc non è mai stata così debole
(Rinnovabili.it) – Nel 2004 il film fantascientifico The day after Tomorrow immaginava le conseguenze catastrofiche derivate dal collasso del ciclo climatico noto come AMOC, acronimo di Atlantic Meridional Overturning Circulation: un pianeta stravolto da piogge torrenziali, maremoti e nuova glaciazione. Il tutto in maniera violenta e repentina. Dietro alla finzione di una delle più famose pellicole dello sci-fi apocalittico, c’è in realtà una preoccupazione concreta. La stessa che da alcuni anni ha allertato scienziati e climatologi: Amoc sta davvero rallentando. Ne siamo a conoscenza dal 2004, ovvero da quando è stata usata per la prima volta una strumentazione in grado di misure questo elemento. Quello che non sapevamo è che il rallentamento è più avanzato del previsto.
A spiegarlo è uno studio dell’University College London che lancia un nuovo allarme sulla stabilità di questo ciclo climatico e sulle possibili conseguenze a cui la Terra andrebbe incontro. Negli ultimi 150 anni, spiegano gli scienziati, questa corrente oceanica si è indebolita del 15-20 per cento e parte della colpa sarebbe anche dell’uomo.
Amoc o, per dirla con il nome italiano, il capovolgimento meridionale della circolazione atlantico, è una corrente oceanica. Trasporta l’acqua calda salata negli strati superficiali dell’Atlantico dai tropici verso il polo nord. Lì si raffredda, diventa più densa e torna verso sud negli strati più profondi dell’Oceano. Gli studi hanno dimostrato che i cambiamenti di Amoc registrati nel tempo abbiamo sempre avuto delle ripercussioni climatiche e non solo a livello locale.
Cosa succederebbe dunque se questa corrente perdesse la sua stabilità? Sembrerebbe essere proprio questo, infatti, il pericolo paventato dai ricercatori londinesi che, in un articolo pubblicato su Nature, ne studiano l’indebolimento. Analizzando le temperature della superficie dell’Oceano Atlantico e la dimensione dei grani di sedimento sul fondale, gli studiosi hanno scoperto che la corrente ha raggiunto il più alto picco di debolezza degli ultimi 1.600 anni. Parte di questi cambiamenti sono legati a cicli naturali, ma le attività umane stanno esasperandone la velocità. Il riscaldamento globale ostacola il raffreddamento dell’acqua, mentre la fusione dei ghiacci, inonda la zona di acqua dolce meno densa, indebolendo la corrente.
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“Amoc è una parte molto importante del sistema climatico della Terra e in passato ha svolto un ruolo importante nel cambiamento climatico improvviso”, ha affermato il dott. David Thornalley, dell’University College London. Durante l’ultima glaciazione, i mutamenti registrati in questa corrente hanno portato le temperature invernali a variare di 5-10° C in meno di 1-3 anni, con gravi conseguenze per il clima sulle masse terrestri che si affacciano sull’Atlantico. “I modelli climatici [attuali] non prevedono [un arresto di Amoc] nel futuro; il problema è quanto siamo certi che non accadrà?”
Se il fenomeno dovesse andare avanti, l’Europa occidentale soffrirebbe di ondate di calore estive e inverni rigidi in maniera sempre più estrema. Il livello del mare salirebbe velocemente sulla costa orientale degli Stati Uniti, e le piogge tropicali potrebbero scomparire.