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Raccolta differenziata: l’Italia è in ritardo di sei anni

Nel 2014, il nostro Paese ha raggiunto gli obiettivi di raccolta differenziata stabiliti dall’Ue per il 2008. Solo 14 province sono in regola con i target attuali

Raccolta differenziata l'Italia è in ritardo di sei anni

 

(Rinnovabili.it) – Sui rifiuti urbani l’Italia supera il 45% di raccolta differenziata, con un ritardo di sei anni sulla tabella di marcia europea. Ma a crescere è anche la produzione, spinta da un lieve aumento delle spese per i consumi. È questo il quadro tratteggiato dalla 17 esima edizione del Rapporto Rifiuti Urbani dell’Ispra, presentato stamattina a Roma.

L’analisi fornisce i dati, aggiornati all’anno 2014, su produzione, raccolta differenziata, gestione dei RSU e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale. Riporta, inoltre, le informazioni sul monitoraggio dell’Ispra sui costi dei servizi di igiene urbana e sull’applicazione del sistema tariffario.

Le cifre dicono che dopo tre anni di calo, il nostro Paese produce più rifiuti (+ 0,3% sul 2013), una quantità pari, in valore assoluto, a 29,65 milioni di tonnellate. Lo scorso anno è cresciuta anche la percentuale di raccolta differenziata (+3%), raggiungendo il 45,2%, obiettivo indicato per il 2008 dalla direttiva europea in materia.

 

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A rispettare le soglie stabilite per il 2012 a livello comunitario, invece, sono invece solo 14 province, 11 delle quali al Nord. Il target del 65% di riciclo è dunque ancora molto distante per il nostro Paese, anche se ormai è stato fissato tre anni fa.

Nello Stivale il 31% dei rifiuti urbani finisce ancora in discarica, anche se il 70% del materiale è sottoposto a trattamento preventivo. Si tratta di un progresso significativo, dato che solo il 58% veniva pretrattato nel 2013. Il recupero di materia, invece, riguarda oltre il 25%, mentre il trattamento biologico della frazione organica più del 16%. Complessivamente, il riciclaggio vale circa il 42% della produzione: l’obiettivo europeo è del 50% entro il 2020.

La quota che rimane prende destinazioni sempre più controverse: il 17% dei rifiuti finisce agli inceneritori, mentre il 2% è utilizzato per produrre energia.

 

Raccolta differenziata l'Italia è in ritardo di sei anni 4Sul piano economico, l’Ispra spiega che con lo spostamento della tassa rifiuti totalmente sulle spalle dei cittadini la percentuale di copertura dei costi è del 99,5%. Nel 2001 si attestava all’83%. Al raggiungimento di tale percentuale di copertura ha contribuito la diminuzione dell’evasione della tassa sui rifiuti soprattutto nelle regioni del sud Italia. Riguardo ai costi, nel 2014, il costo medio annuo pro capite di gestione del servizio risulta di 165 euro per abitante all’anno.

Al chilo, i rifiuti indifferenziati costano 23 centesimi di media, mentre le raccolte differenziate 19. Al Sud, le cifre sono ribaltate: 25 centesimi contro 26. Il costo complessivo nazionale di gestione dei servizi di igiene urbana si attesta sui 10 miliardi di euro.