Si apre a Torino la due giorni del Clean Air Dialogue, un confronto serrato tra Italia e Commissione europea su politiche e approcci messi in campo per ridurre le emissioni di inquinanti
La firma del Protocollo Aria dà il via “Piano d’azione per il miglioramento della qualità dell’aria”
(Rinnovabili.it) – “È il primo esercizio di questo genere in Italia per ampiezza di attori coinvolti, per l’intento di mettere al centro il cittadino, per la stretta collaborazione con l’Unione Europea e per l’approccio collaborativo”. Così Il premiere Giuseppe Conte ha introdotto stamattina la firma del Protocollo Aria Pulita, strumento d’azione contro l’inquinamento atmosferico nato dalla collaborazione fra Governo, Dicasteri, Regioni e Provincie autonome. Il documento ha inaugurato la Clean Air Dialogue, una due giorni di confronto serrato tra amministrazione italiana, portatori di interesse e Unione Europea, apertasi stamani a Torino.
L’evento è stato fortemente voluto dall’esecutivo UE alla luce delle due procedure d’infrazione sulla qualità dell’aria che gravano sul Belpaese: la 2015/2043 e la 2014/2147, relative al superamento dei livelli di biossido di azoto (NO2) e particolato (PM10) in alcune Regioni italiane. “Abbiamo riunito qui a Torino – ha spiegato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – gli Stati generali dell’aria, una due giorni senza precedenti” per affrontare in modo risolutivo e inclusivo il problema dell’inquinamento atmosferico. “Ogni giorno muoiono prematuramente 219 persone a causa dello smog, come dice l’Oms: 80 mila circa morti all’anno – ha aggiunto il ministro – Numeri che dobbiamo azzerare”.
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Un primo passo verso un approccio in grado di andare oltre i confini territoriali e il colore politico lo si era già compiuto nel 2017, con l’Accordo del Bacino padano, sottoscritto dall’allora ministro all’Ambiente Galletti e dai Presidenti di Regione Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna.
L’impegno oggi si fa più profondo e verticale. “Finalmente – ha sottolineato Stefano Bonaccini Bonaccini presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e cofirmatario dell’atto – ci si pone in un’ottica strategica e di collaborazione istituzionale delineando un percorso comune per adottare misure normative, programmatiche e finanziarie condivise attraverso un’unità di coordinamento del Piano istituita presso la Presidenza del Consiglio e che vedrà la partecipazione attiva e propositiva delle Regioni”.
I punti principali del Protocollo Aria Pulita
L’atto ha come obiettivo quello dare il via al Piano d’azione per il miglioramento della qualità dell’aria. Si tratta di una strategia organica con interventi a breve e medio termine di contrasto all’inquinamento atmosferico a partire da tre settori dell’economia nazionale ritenuti i principali responsabili: trasporti, agricoltura e riscaldamento. Per questo motivo il Protocollo è stato firmato da ben sei Ministeri, ossia Ambiente, Economia, Sviluppo economico, Infrastrutture&Trasporti, Politiche agricole e Salute. Insieme a Governo e Regioni, i dicasteri dovranno adottare le necessarie misure di carattere normativo, programmatico e finanziario per intervenire nei settori sopracitati. “È importante lavorare insieme”, ha aggiunto Costa. “Ci siamo assunti una responsabilità politica pubblica, amministrativa e gestionale. Vogliamo fare da battistrada anche per gli altri Paesi europei in procedura d’infrazione”
In realtà il Piano contempla ben 5 ambiti d’azione, per ognuno dei quali sono definiti tempi, misure attuative e referenti.
Il primo è trasversale e comporterà, tra le altre cose, la razionalizzazione dei sussidi ambientalmente dannosi; l’istituzione di fondo di finanziamento ad hoc per il controllo dell’inquinamento (400 milioni di euro) e una campagna informativa per i cittadini. “il fondo unico di 400 milioni – spiega Bonaccini – servirà anche a sviluppare accordi tra lo Stato e le Regioni e a cofinanziare piani regionali che avranno lo stesso scopo”.
Un secondo ambito riguarderà l’agricoltura e la combustione di biomasse con interventi per abbattere le emissioni di ammoniaca e limitare la combustione dei residui vegetali.
Il terzo punta sulla mobilità e prevede tra le azioni l’introduzione di criteri ambientali nella disciplina della circolazione in ambito extra urbano, linee guida per la classificazione dei veicoli elettrici ibridi e il sostegno alla micro mobilità. Il quarto riguarda la riduzione delle emissioni inquinanti nel riscaldamento civile attraverso azioni di controllo, incentivazione e disincentivazione degli impianti mentre il quinto si focalizza sulla chiusura o la trasformazione degli impianti termoelettrici alimentati a carbone.
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