Secondo il rapporto della RISE Foundation, la produzione di carne in Europa deve essere urgentemente ridimensionata perché insostenibile in termini di emissioni di gas a effetto serra, flussi di nutrienti e perdita di biodiversità
L’80% del terreno agricolo del pianeta è utilizzato per il pascolo e la produzione di carne e mangimi
(Rinnovabili.it) – La produzione di carne e latticini deve dimezzare entro il 2050. Sono profondamente scomode le scelte che dovranno affrontare politici, agricoltori e consumatori. Stando a quanto riportato nel rapporto appena pubblicato dalla Rural Investment Support for Europe (RISE) Foundation, il settore dell’allevamento animale in Europa deve essere urgentemente ridimensionato perché diventato insostenibile in termini di emissioni di gas a effetto serra, flussi di nutrienti e perdita di biodiversità: una situazione che andrà a peggiorare dato che la crescita della popolazione globale e l’aumento del reddito porteranno la domanda di prodotti a base di carne a un aumento che andrà oltre la capacità del pianeta di rifornirli.
Il rapporto della RISE Foundation, che ha abbracciato l’appello di Greenpeace di dimezzare la produzione di carne e prodotti lattiero-caseari entro il 2050, è stato lanciato dall’ex commissario per l’ambiente dell’UE, Janez Potocnik, nonché presidente della RISE Foundation, e chiede alla Commissione europea di avviare urgentemente un’inchiesta formale al fine di proporre misure (comprese tasse e sussidi) che scoraggino la produzione di carne nociva per la salute, il clima e l’ambiente. “Proteggere lo status quo – ha dichiarato Potocnik – sta fornendo un disservizio al settore. Se i responsabili politici non si attiveranno, saranno gli allevatori a pagare il prezzo della loro inattività”.
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Con quasi l’80% del terreno agricolo del pianeta ora utilizzato per il pascolo e la produzione di mangimi, il bestiame ha un’impronta ecologica a livello mondiale tra le più alte; soltanto gli europei già mangiano più del doppio della carne raccomandata dalle autorità alimentari nazionali. Di conseguenza, entro il 2050 saranno necessari enormi “aggiustamenti settoriali” per riequilibrare il settore, tra cui un calo del 74% delle emissioni di gas serra e un taglio del 60% nell’uso di fertilizzanti a base di nitrati. Un cambio di rotta che secondo gli autori dello studio non avverrà spontaneamente, ma che richiede forti segnali da parte dei governi.