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Premio Goldman 2017, i vincitori: Uros Macerl

Un giovane agricoltore sloveno è tra i vincitori del premio Goldman 2017 per aver contrastato con efficacia l’inquinante industria del cemento

Premio Goldman 2017 i vincitori Uroš Macerl 3

 

(Rinnovabili.it) – Difendere l’agricoltura biologica dall’ombra di una delle industrie più inquinanti, quella del cemento. In questa impresa è riuscito Uroš Macerl, 48 anni, presidente di Eko Krog, un gruppo ambientalista di Trbovlje, comune sloveno di 17 mila abitanti 60 km ad est di Lubiana. Uroš è tra i sei attivisti premiati con il Premio Goldman 2017, il “Nobel per l’ambiente” con cui da quasi trent’anni si celebrano le gesta di chi difende gli ecosistemi e cerca di diffondere una cultura ecologica.

La battaglia dell’agricoltore sloveno è iniziata nel 2003, quando la Lafarge Cement ha acquisito un impianto vecchio di 130 anni nella sua cittadina, perché il business del cemento in quel periodo aveva ricevuto un forte impulso dalle politiche europee. Nel tentativo di scoraggiare il carbone, incentivava le industrie inquinanti a convertirsi a dei cosiddetti “combustibili alternativi”. Peccato che fra questi vi fosse il petcoke, un sottoprodotto della raffinazione del petrolio che brucia ad alte temperature producendo pesante inquinamento.

L’azienda, forte del sostegno dell’amministrazione locale, prometteva posti di lavoro minimizzando l’impatto delle emissioni sui residenti. Ma da subito ha incontrato lo scetticismo del pubblico, alimentato da prove tangibili: nell’azienda agricola di Uroš, non era raro trovare la neve annerita dalle polveri industriali, o aprire il rubinetto e veder scendere acqua scura.

 

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Premio Goldman 2017 i vincitori Uroš Macerl 2L’agricoltore ha sollevato tutta la categoria, ma per anni non è stato sufficiente. Nel 2009, l’impresa ha ricevuto l’autorizzazione a modificare il combustibile, passando al coincenerimento di petcoke e rifiuti industriali. In quell’occasione, Lafarge Cement sostenne che solo le aree nel raggio di 500 metri dal comignolo principale sarebbero state influenzate dalle emissioni. Per pura coincidenza, parte della proprietà di Macerl si trovava all’interno di quell’area. Quanto bastava per legittimarlo ad impugnare la richiesta di autorizzazione.

Nonostante il governo avesse dato il suo imprimatur e l’azienda avesse iniziato a bruciare 100 tonnellate di rifiuti al giorno, l’agricoltore ha vinto la causa. Purtroppo non è servito a nulla, perché le autorità slovene non hanno fatto rispettare la sentenza e Lafarge ha continuato a produrre. Macerl non si è dato per vinto, e ha portato il caso alla Commissione Europea, organizzando al contempo proteste in città e nella capitale.

Bruxelles ha trascinato la Slovenia davanti alla  Corte europea di Giustizia per il mancato rispetto degli standard di inquinamento comunitari. Nel 2015, lo stato ha finalmente obbligato l’impresa a spegnere gli altiforni.

Oggi gli abeti continuano a crescere nella fattoria di Uroš Macerl, e ospitano nuovamente gli uccelli migratori fuggiti dalla nuvola nera. Lafarge prova a riavviare la produzione, ma la comunità locale resiste, grazie soprattutto a una presa di coscienza cui l’agricoltore, con la sua battaglia, ha largamente contribuito.