La fusione dei ghiacci in Antartide è in fase più avanzata del previsto, e c'è il rischio di una reazione a catena che può accelerare l'aumento del livello del mare
Si rischia una reazione a catena con aumento del livello del mare
(Rinnovabili.it) – Una potenziale reazione a catena potrebbe innescarsi in Antartide, con effetti ancora sconosciuti sull’aumento del livello del mare. Un nuovo studio coordinato dall’Università di Stanford ha reso noto che una vasta area ghiacciata potenzialmente instabile potrebbe fondersi più in profondità di quanto si pensasse. Un fenomeno che avrebbe effetti sulla stabilità di un altro grande ghiacciaio nelle vicinanze.
I risultati presentati dal team di ingegneri e geofisici vengono da dati radar raccolti sul posto in tre diverse fasi: 2004, 2012 e 2014. Ciascuna rilevazione ha rivelato dettagli sullo stato dei ghiacciai per chilometri sotto la superficie, evidenziando l’acqua marina si sta avvicinando al bordo del ghiacciaio Pine Island, circa una dozzina di chilometri più nell’entroterra di quanto indicato dalle precedenti osservazioni.
Il team ha anche scoperto che se l’azione dell’acqua proseguirà lungo un profondo canale tra le due grandi lastre contigue, potrebbe innescare o accelerare la perdita superficie gelata nel ghiacciaio Thwaites, che confina con il Pine Island.
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L’aumento del livello del mare è oggi una delle principali preoccupazioni globali per gli effetti che può avere sulle città costiere di tutto il pianeta. L’acqua proveniente dalla fusione dei ghiacci, infatti, potrebbe inondare le zone litoranee in tutti i continenti, contaminare l’acqua potabile e quella utilizzata per l’irrigazione, minacciare animali selvatici e danneggiare l’economia. La nuova ricerca mette in guardia i decisori globali sulla possibilità che si inneschino reazioni a catena impossibili da controllare, e per questo vanno prese misure radicali e incisive volte a prevenire gli effetti più catastrofici dell’innalzamento dei livelli marini.
I ghiacciai Thwaites e Pine Island nella baia di Amundsen sono diventati, negli ultimi anni, il centro di grandi sforzi di ricerca internazionale per comprendere meglio il loro potenziale impatto sull’innalzamento del livello del mare. I nuovi dati pubblicati sulla rivista Annals of Glaciology non lasciano sperare nulla di buono.