Parte il reset delle relazioni dopo l’uragano Trump. Sul clima nuova sintonia confermata anche su dossier più spinosi come la tassa sul carbonio alla frontiera. Un messaggio alla Cina
Inizia oggi la visita di Biden in Europa
(Rinnovabili.it) – Lavoro fianco a fianco in vista della Cop26 di Glasgow. Più pressioni sui partner internazionali sui temi della crisi climatica per strappare una transizione ecologica più ambiziosa. Ma anche sforzi congiunti sulla finanza sostenibile e il contenimento del carbon leakage. Sono i temi principali su cui si incardina la nuova collaborazione in materia di clima tra Europa e Stati Uniti. Punti menzionati nella bozza di comunicato finale della visita di Biden da questa parte dell’Atlantico.
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“Intendiamo coordinarci da vicino per promuovere robuste misure climatiche, affrontare il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio [carbon leakage] e cooperare sulla finanza sostenibile, anche fornendo al settore privato strumenti e metriche utilizzabili”, si legge nel documento provvisorio visto in anteprima dall’agenzia Reuters. Alcuni punti sono scontati, altri molto meno. E in diplomazia ogni parola pesa come un macigno.
Quello che non sorprende sono le “robuste” misure climatiche e la cooperazione sulla finanza sostenibile. Temi su cui Washington e Bruxelles si sono già misurate fin dall’insediamento di Biden lo scorso gennaio. Il giorno dell’inaugurazione del suo mandato, il presidente democratico aveva annunciato un vertice internazionale entro 100 giorni per catalizzare l’azione climatica globale (e chiudere la parentesi Trump).
L’obiettivo principale era ottenere promesse climatiche più ambiziose, quello secondario rivitalizzare gli impegni sulla finanza sostenibile. E per organizzarlo è iniziato subito il dialogo con l’Europa. Questi stessi temi, poi, sono al centro dell’agenda del G7 (a guida UK, che ha anche la presidenza della Cop26) e del G20 (guidato dall’Italia che ha la co-presidenza del vertice di Glasgow sul clima).
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Molto meno banali i riferimenti al carbon leakage nel comunicato provvisorio. Con questa locuzione si indica il rischio che le industrie più inquinanti delocalizzino fuori dai confini nazionali (o dell’Unione) le proprie attività, in modo da sfuggire a legislazioni esigenti in materia climatica. Facendo dell’ambizione climatica un vulnus per l’economia. Il linguaggio del comunicato è scarno ma la traccia una rotta precisa: sulla carbon border tax, le due sponde dell’Atlantico vanno a braccetto.
Non era scontato perché la tassa sul carbonio alla frontiera fa storcere molti nasi in America, anche perché obbliga ad adottarne una simile per non avere danni commerciali. Ma d’altronde tutto il piano di Biden per la transizione ecologica è centrato sui benefici per l’economia che arriveranno da politiche climatiche rigorose. E non era scontato perché la Cina è fortemente contraria a questa misura, che mette pressione alle politiche climatiche di Pechino e ne rallenta l’export. Il coordinamento UE-USA su questo punto non solo toglie un ostacolo nelle relazioni bilaterali, ma compatta anche il fronte anti-cinese.