Rinnovabili • Vertice sul clima: la Pre COP26 di Milano spinge sulla finanza climatica

Prove generali di addio alle fossili al vertice sul clima di Milano

Cingolani: alla Pre COP26 di Milano “c'è stata una dichiarazione molto chiara che sarà impossibile investire in attività correlate con i combustibili fossili. Cerchiamo di disincentivare qualsiasi investimento in ricerca ed estrazioni di fossili”

Vertice sul clima: la Pre COP26 di Milano spinge sulla finanza climatica
crediti: @AlokSharma_RDG

Dal vertice sul clima nuovi impegni sulla finanza climatica

(Rinnovabili.it) – Tutti d’accordo sui 100 miliardi l’anno per la finanza climatica, meno su quando dire addio al carbone e alle altre fonti fossili. La pre COP26 di Milano non ha portato nuove promesse nonostante la richiesta di 400 giovani dello Youth4Climate di fare di più, atterrata sul tavolo dei ministri dell’Ambiente il 30 settembre. Dall’ultimo vertice sul clima prima dell’appuntamento di Glasgow arriva soltanto l’impressione che ci sia più sintonia di vedute tra i grandi inquinatori. Non è poco, ma non basta per garantire che il summit in Scozia sia un successo.

Cosa ha deciso il vertice sul clima di Milano

I risultati li sintetizza così Alok Sharma: i paesi sono d’accordo che “occorre aumentare gli NDC [Contributi Nazionali Volontari], bisogna garantire il fondo per il clima da 100 miliardi di dollari ai paesi in via di sviluppo e andare avanti col Rulebook dell’Accordo di Parigi”, ha detto il presidente della COP26 durante la conferenza stampa finale. Dove l’accento è sulla finanza climatica: una delle richieste più pressanti che sono arrivate dallo Youth4Climate, e anche uno dei colli di bottiglia che stanno frenando l’ambizione di Glasgow. L’Italia ha annunciato che raddoppierà il suo contributo, ma siamo ancora lontani dall’obiettivo generale.

Sugli NDC, a Sharma fa eco Frans Timmermans, il vice-presidente della Commissione europea che controlla la politica climatica UE. Il politico olandese ha esortato tutti i paesi ad arrivare all’appuntamento di Glasgow con un piano. Secondo l’accordo di Parigi, infatti, entro il 2020 tutti avrebbero dovuto presentare i nuovi impegni per restare in linea con quanto pattuito nella capitale francese. Ma il braccio destro di Ursula von der Leyen spende parole molto chiare anche sul destino del carbone e delle altre fossili.

“Non c’è più futuro per l’industria delle centrali a carbone. Bisogna solo chiedersi quanto ci vorrà. Voi volete una data ma io non posso darvela. Ma sarei molto stupito se ci sarà ancora un numero sostanziale di imprese di estrazione del carbone oltre il 2040”, ha detto Timmermans. Traduzione: anche questa volta non siamo riusciti a metterci d’accordo su una data, ma è un tema che sarà al centro del vertice sul clima di Glasgow e la proposta che raccoglie più consensi è di portare il phase out a un buon punto da qui a 20 anni.

Sulle fossili, un altro tassello lo mette il padrone di casa Cingolani. Alla pre Cop26 di Milano “c’è stata una dichiarazione molto chiara che sarà impossibile investire in attività correlate con i combustibili fossili. Cerchiamo di disincentivare qualsiasi investimento in ricerca ed estrazioni di fossili”, ha spiegato il titolare del MiTE. “Tuttavia, è impossibile raggiungere subito zero investimenti, perché la transizione implica che per un certo lasso di tempo ci sarà coesistenza tra rinnovabili e fossili. Ma la strada è ben chiara”, ha aggiunto.

Dietro le quinte, su questo fronte la Gran Bretagna sta lavorando molto. L’obiettivo non è più soltanto l’addio al carbone. Sharma ha trovato la sponda della Banca europea per gli investimenti (BEI) per siglare un patto globale sulle fossili al vertice sul clima di Glasgow: stop agli investimenti all’estero su carbone, gas e petrolio, da parte sia delle economie avanzate sia dei paesi in via di sviluppo (classificazione in cui ricade anche la Cina).

lm