Un passo avanti – sull’Articolo 6 e la creazione del mercato globale del carbonio – e un passo indietro – sull’addio al carbone. Il successo della COP26 resta ancora in bilico
Luci e ombre della diplomazia che prepara il vertice sul clima
(Rinnovabili.it) – Anche se ha avuto un anno di più per preparare la COP26, dopo il rinvio a causa della pandemia l’anno scorso, la Gran Bretagna non è ancora riuscita a fare progressi consistenti nei negoziati. Ci sta provando – anche un po’ alla disperata – in questi ultimi mesi. Ma la diplomazia, anche quella climatica, non si muove a colpi di annunci sempre più catastrofisti: è un ambito abbastanza impermeabile ai “codici rossi per l’umanità” e alle “ultime chiamate”. A che punto siamo sui dossier principali, a meno di una settimana dall’inizio del vertice sul clima?
Dietro le quinte c’è stato un passo avanti piuttosto importante sul mercato del carbonio globale. Ma sull’obiettivo numero uno del vertice sul clima, cioè l’accordo globale sul carbone, le cose vanno abbastanza male.
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Sul fronte del Global carbon market, il Brasile ha ammorbidito la sua posizione al tavolo dei negoziati che adesso, dopo anni, vedono la luce in fondo al tunnel. Il dossier è quello delle regole dell’Articolo 6 dell’accordo di Parigi che fissano i paletti per creare un mercato del carbonio unico e gestito dalle Nazioni Unite.
Il nodo principale era la possibilità o meno di traghettare nel nuovo sistema i crediti del defunto Clean Development Mechanism (CDM). Il Brasile aveva molti crediti e non ci vuole rinunciare, e ha sempre fatto leva sul suo “peso specifico” nel nuovo carbon market – l’Amazzonia genererà moltissimi crediti per l’offsetting della CO2 – per bloccare ogni accordo giudicato sfavorevole. Adesso il governo Bolsonaro ha cambiato idea e vuole un compromesso. I dettagli sono ancora da discutere, ma un accordo non è mai stato così vicino.
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Tutt’altro discorso sul fronte del carbone. Alok Sharma, il presidente della COP26, ripete da un anno che questo vertice sul clima deve “consegnare il carbone alla storia”. Peccato che i tentativi di trovare la quadra, finora, sono tutti naufragati. Anche in sede di G7 e di G20 ci sono resistenze, e il nuovo piano per la neutralità climatica dell’Australia, pubblicato ieri, fa capire che la strada non è in discesa visto che continua a puntare sul carbone almeno per i prossimi 30 anni. Il G20 di Roma, a fine mese, potrà ancora cambiare le carte in tavola o almeno sciogliere qualche nodo prima del vertice sul clima. Ma l’energy crunch – la prima crisi globale nell’epoca della transizione energetica accelerata – non renderà le cose più semplici visto che è proprio il carbone la fonte scelta da molti paesi per contenere i costi dell’energia e evitare blocchi produttivi. Non solo in Cina. (lm)