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L’UE deve uscire dal Trattato sulla Carta dell’Energia: “Violati i nostri diritti umani”

Grazie all’ECT, si stima che le compagnie energetiche possa chiedere agli stati qualcosa come 1.300 miliardi di dollari di compensazioni da qui al 2050 a ogni chiusura di impianti a carbone, petrolio e gas. 5 giovani europei fanno causa a 12 paesi UE per spingerli a uscire dal Trattato e non far rallentare la transizione

Trattato sulla Carta dell’Energia: l’ISDS è incompatibile con il diritto UE
Foto di Sang Hyun Cho da Pixabay

Il Trattato sulla Carta dell’Energia è in vigore dal 1998

(Rinnovabili.it) – E’ uno strumento datato, che aveva senso 30 anni fa ma oggi serve solo all’industria per rallentare la transizione ecologica. Per questo i governi UE devono dire basta alle cause miliardarie intentate contro le loro politiche climatiche e abbandonare il Trattato sulla Carta dell’Energia (ECT). È il nocciolo della causa che oggi 5 giovani europei stanno portando alla Corte europea dei diritti umani.

Vengono da paesi come Germania e Belgio, che sono stati flagellati di recente da disastri climatici resi più intensi e frequenti dal climate change di origine antropica. E chiedono alla Corte europea una sentenza che protegga i loro diritti e ordini ai 12 governi chiamati in causa di sbarazzarsi di tutti gli ostacoli nella lotta alla crisi climatica che dipendono dal Trattato sulla Carta dell’Energia.

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L’ECT unisce 54 membri da tutto il mondo e 40 paesi con status di osservatore ed è pensato per proteggere gli investimenti grazie al meccanismo ISDS (Investor-State-Dispute-Settlement). In base al trattato, le aziende che ritengono di subire un danno dalle politiche energetiche e climatiche degli Stati possono trascinarli in tribunale e intentare cause miliardarie accedendo all’arbitrato internazionale.

Un meccanismo pensato per tutelare l’industria durante il crollo dell’Unione Sovietica. Che oggi viene abusato dalle grandi compagnie energetiche. La tedesca RWE, ad esempio, l’anno scorso ha chiesto l’arbitrato internazionale all’Olanda dopo la decisione del governo di accelerare il phase out del carbone, mossa che avrebbe ovviamente ridotto i profitti dell’azienda.

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Secondo i 5 querelanti, il Trattato sulla Carta dell’Energia viola l’articolo 2 sul diritto alla vita e l’articolo 8 sul rispetto della vita privata e familiare della Convenzione europea sui diritti umani. Per la prima volta, la corte di Strasburgo sarà chiamata a valutare un caso che riguarda l’ECT. Tutto questo mentre l’UE è impegnata – almeno formalmente – nel lento e farraginoso processo di riforma del Trattato, anche se diversi paesi membri premono per abbandonare direttamente l’ECT.