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La prima mappa globale dei sussidi ambientalmente dannosi: valgono 1.800 mld l’anno

Un report commissionato dall’iniziativa The B Team a cui hanno lavorato due dei massimi esperti mondiali sui SAD traccia il primo quadro esaustivo a livello globale. Fossili, agricoltura e acqua ricevono l’80% dei sussidi totali. È possibile ricalibrare o cancellare immediatamente oltre 700 mld l’anno

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I sussidi ambientalmente dannosi sono il 2% del pil globale

(Rinnovabili.it) – L’umanità sta finanziando la sua stessa estinzione al ritmo di 1.800 miliardi di dollari l’anno. Una montagna di denaro che vale il 2 per cento del pil globale e finisce in attività che vanno direttamente contro gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima e quelli del patto sulla biodiversità in ridiscussione alla COP15 di Kunming questa primavera. È la conclusione a cui arriva il primo studio sistematico e di portata globale sui sussidi ambientalmente dannosi commissionato dall’iniziativa The B Team a due dei massimi esperti mondiali sul tema SAD, Doug Koplow e Ronald Steenblik.

A chi finiscono i sussidi ambientalmente dannosi?

In cima alla lista dei beneficiari dei sussidi ambientalmente dannosi troviamo, con poca sorpresa, le fonti fossili. Carbone, gas e petrolio si accaparrano ben 640 miliardi di dollari l’anno. Da un lato, in parte, alleviano la povertà energetica. Ma allo stesso tempo impediscono la transizione energetica o la rallentano moltissimo.

A qualcuno suonerà forse come una sorpresa, invece, il settore che si conquista il secondo posto per SAD ricevuti con 520 mld: l’agricoltura. Eppure secondo uno studio della Fao ben 9 dollari su 10 sostengono pratiche dannose per gli ecosistemi e la biodiversità, oppure distorcono in modo dannoso i prezzi.

Al terzo posto troviamo l’acqua con 350 mld di dollari di sussidi ambientalmente dannosi. In questo ambito, scrivono gli autori del rapporto, i SAD “fanno poco per incentivare l’uso sostenibile dell’acqua dolce e la gestione delle infrastrutture idriche e delle acque reflue”. Così contribuiscono all’esaurimento delle acque sotterranee, all’inquinamento delle acque e ai rischi per gli ecosistemi di fiumi e mari.

Fossili, agricoltura e acqua calamitano l’80% dei SAD globali. Ma un ruolo non secondario lo giocano anche altri settori, come quello della gestione delle risorse forestali (155 mld), le costruzioni e l’edilizia (90 mln), trasporti (almeno 85 mld), la pesca (50 mld).

Abbandonare i SAD

Nelle settimane che ci separano dall’ultimo atto della COP15 di Kunming, in Cina, i negoziati stanno convergendo sull’impegno di cancellare 500 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi l’anno per supportare la biodiversità e il ripristino degli ecosistemi. Una cifra che il rapporto di The B Team giudica ancora troppo bassa. C’è abbastanza margine d’azione per osare di più e ricalibrare o eliminare i sussidi esistenti, in modo da sbloccare 711 miliardi di dollari l’anno da qui al 2030.

“Molte imprese stanno beneficiando di questi sussidi dannosi per l’ambiente. Questo non può essere un argomento tabù. Dobbiamo parlare usando i fatti e capire dove vanno i flussi finanziari”, spiega Eva Zabey, direttrice di Business for Nature che ha curato il rapporto insieme a The B Team. “In genere, i sussidi sono stati stabiliti con buone intenzioni. Abbiamo bisogno di livellare il campo di gioco immediatamente”.