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Sfruttamento dell’Amazzonia, per l’oro a rischio un’area grande 1/3 dell’Italia

La fame di oro e rame può divorare 100.000 km2 di foresta pluviale su cui sono stanziate le comunità indigene brasiliane

Sfruttamento dell’Amazzonia: la corsa all’oro cancellerebbe 100mila km2
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Con Bolsonaro, la deforestazione dell’Amazzonia è tornata su livelli record

(Rinnovabili.it) – A fine agosto 2021, il piazzale di fronte alla Corte suprema del Brasile si è riempito di rappresentanti delle comunità indigene. Protestavano contro una legge, il “marco temporal”, che li avrebbe sfrattati dalle loro terre dando il via libera a deforestazione e attività minerarie. Il tribunale dopo qualche tentennamento ha sospeso tutto. Ma il presidente Bolsonaro non ha rinunciato del tutto a questo nuovo fronte dello sfruttamento dell’Amazzonia. E le compagnie minerarie sono con lui.

Anche se ufficialmente hanno abbandonato i propositi di estrarre minerali dalle terre degli indigeni brasiliani, big del settore come Vale e Anglo American fanno tutt’altro: hanno continuato a chiedere migliaia di permessi minerari in aree che si sovrappongono a quelle delle comunità locali. Finora tutelate dalla legge, ma a rischio.

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Nel complesso, l’area di foresta tropicale dove sono stanziate le comunità indigene e su cui i colossi minerari hanno messo gli occhi è vasta oltre 100.000 km2, metà della quale per miniere d’oro. Una regione enorme, grande più di 1/3 dell’Italia. A novembre 2021, ha calcolato l’ong brasiliana Amazon Watch, i permessi esplorativi su queste aree depositati presso il sistema di gestione nazionale erano 2622. Le aziende coinvolte sono 570, che si disputano 260 parcelle di territorio.

“Stiamo analizzando la deforestazione in alcune delle zone più incontaminate dell’Amazzonia. Sarà una tragedia se l’estrazione mineraria sulle terre indigene andrà avanti”, spiega Rosana Miranda, autrice del rapporto sullo sfruttamento dell’Amazzonia. “Siamo disposti a rinunciare a una biodiversità incredibilmente ricca e alla diversità culturale solo per estrarre più oro e rame per gli azionisti internazionali?”.

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Nel frattempo, Bolsonaro ha continuato a lanciare messaggi contrastanti. Durante la COP26 di Glasgow, il presidente brasiliano ha promesso che cancellerà la deforestazione dell’Amazzonia entro il 2028. Un obiettivo assolutamente irrealistico visti i tentativi, in concomitanza, di scardinare l’impalcatura di regole per la tutela ambientale che protegge la foresta tropicale. A partire dal “marco temporal”.