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Le mani del cemento e dell’oil&gas sulla riforma del Codice Ambientale

Reso pubblico il decreto interministeriale che dà il via alla revisione del Testo Unico sull’Ambiente del 2006. Critiche le opposizioni sui nomi degli esperti scelti per redigere il nuovo testo: “legati a costruzioni e petrolio”

Riforma Codice Ambientale: parte la commissione interministeriale
Foto di Mahdis Mousavi su Unsplash

La riforma del Codice Ambientale è affidata a una commissione di 32 esperti

(Rinnovabili.it) – La revisione del Testo Unico sull’Ambiente (TUA) del 2006 la faranno esperti legati al settore energetico fossile e delle costruzioni. È una delle poche certezze che affiorano dal decreto interministeriale con cui il governo Meloni dà il via alla riforma del Codice Ambientale.

Cos’è la riforma del Codice Ambientale?

Il provvedimento istituisce in 8 articoli una commissione, che dipende funzionalmente dall’ufficio di gabinetto del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, che avrà sostanzialmente tre compiti.

Primo, dovrà “elaborare uno schema di legge delega per il riassetto e la codificazione delle normative vigenti in materia ambientale”, ovvero fare ordine nella matassa di norme che si sono accumulate dopo il 2006, l’anno in cui l’allora governo Prodi riorganizzò tutela ambientale e gestione dei rifiuti.

 Secondo, la commissione dovrà “raccoglierle in un unico testo normativo coerente con la legge costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1 e con i principi euro-unitari e internazionali”. Vale a dire redigere un nuovo testo unico. Il terzo passaggio consiste nell’“elaborare lo schema di uno o più decreti legislativi attuativi dei principi e criteri direttivi della legge delega”.

I nomi della commissione

Sui contenuti e gli indirizzi che prenderà questo riordino generale non ci sono molti indizi. Ma è un dossier molto delicato, visto che il TUA regola aspetti fondamentali per la lotta all’inquinamento, la protezione dell’ambiente e le norme che regolano le nuove costruzioni. A partire dalle procedure degli iter autorizzativi.

A rendere più incandescente il tema, però, è la composizione della commissione voluta dall’esecutivo. Fra i 32 membri (più altre decine di nomi inseriti nelle sottocommissioni), guidati da dal professor Eugenio Picozza, esperto di diritto amministrativo e docente all’Università di Tor Vergata e dal magistrato Pasquale Fimiani, sostituto procuratore della Corte di Cassazione, ci sono profili che non convincono le opposizioni.

Per Europa Verde si tratta di “golpe all’ambiente” perché la commissione sarebbe composta “da professionisti legati a studi legali con stretti legami con importanti imprese di costruzione e società energetiche” come Maria Adele Prosperoni, Elisabetta Gardini, Teodora Marrocco, Aristide Police, Angelo Lalli, Pasquale Frisina, Stefano Mazzoni. “Il decreto interministeriale vuole smantellarela legislazione ambientale, rendendola più flessibile e aderente agli interessi delle società costruttrici e petrolifere”, attaccano il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, e la capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Luana Zanella, annunciando un’interrogazione parlamentare sui criteri dietro la selezione dei nomi.