La bozza di legislazione, anticipata dal portale Euractiv, riguarda solo il comparto energetico. Stop a flaring e venting, obbligo di riparazione rapida delle perdite per le aziende. Istituito un nuovo sistema di monitoraggio su base nazionale
Il regolamento UE sul metano sarà presentato il 14 dicembre
(Rinnovabili.it) – Focus sull’oil&gas, a discapito di agricoltura e rifiuti che restano ai margini. Stop a flaring e venting come pratiche di routine. Una nuova autorità nazionale in ciascuno dei Ventisette, per potenziare il monitoraggio. E ancora nessun obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni. Sono i cardini del nuovo regolamento UE sul metano, ormai quasi completo in vista della pubblicazione ufficiale il 14 dicembre.
I capisaldi del regolamento UE sul metano
Come anticipato, la legislazione copre – fin dal titolo – soltanto il comparto energetico anche se è la fonte minore di metano. In Europa, le emissioni antropogeniche di questo gas serra derivano soprattutto da agricoltura e allevamento (53%) e dai rifiuti (26%), mentre il settore dell’oil&gas pesa solo per il 19% del totale.
Mancano anche degli obiettivi vincolanti, come richiesto con insistenza dall’Europarlamento nei mesi scorsi. L’unico riferimento in questo senso nel regolamento UE sul metano riprende il target della Global Methane Pledge, l’accordo proposto da UE e USA per tagliare le emissioni del 30% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020.
L’ambito di applicazione abbraccia tutta la filiera dell’oil&gas, dall’esplorazione alla produzione fino alla distribuzione. Rientrano nel regolamento UE sul metano anche le miniere di carbone, sia quelle ancora in funzione che quelle dismesse. Le azioni concrete per tagliare questo gas con un potere climalterante 80 volte maggiore di quello della CO2 sono essenzialmente due. Prima di tutto, un divieto di utilizzare il flaring, cioè bruciare il gas in eccesso estratto insieme al petrolio, e il venting, ovvero il rilascio diretto del gas in atmosfera che è associato soprattutto con la manutenzione. Il secondo strumento è un monitoraggio rafforzato da parte dei paesi, con l’obbligo per le aziende di riparare rapidamente eventuali perdite. Queste dovranno presentare un rapporto sulle proprie emissioni di metano entro 1 anno e mezzo dall’entrata in vigore della legislazione (e poi aggiornarlo annualmente) e un piano per il rilevamento e la riparazione delle perdite.
I controlli saranno statali e ogni paese si dovrà dotare di un’autorità responsabile. Tra i compiti, garantire la continuità e la qualità del monitoraggio, supervisionare l’applicazione del nuovo regolamento UE sul metano, effettuare ispezioni. Ispezioni che si sommano a quelle richieste alle aziende stesse: almeno due volte l’anno dovranno verificare lo stato di salute delle loro infrastrutture e procedere alla sostituzione dei componenti se la perdita supera le 500 parti per milione. La soglia, però, è ancora in discussione e potrebbe variare prima del 14 dicembre.
Infine, ridotta davvero al minimo la parte sulle emissioni di metano “importate”. La bozza propone solo la creazione di un database con le politiche adottate da ciascun paese fornitore, ma nessuna azione specifica per affrontare quella che è una fetta consistente delle emissioni associate al consumo UE. (lm)