Sono pochissimi i paesi che hanno presentato piani per net zero solidi e dettagliati. Il gruppo dei migliori, nell’analisi di CAT, copre appena il 7% delle emissioni mondiali. I punti più opachi riguardano il ricorso a soluzioni naturali o tecnologiche per la rimozione della CO2: nel complesso, queste soluzioni dovrebbero abbattere circa il 20% delle emissioni attuali
L’analisi di Climate Action Tracker aggiornata a fine novembre 2023
(Rinnovabili.it) – Anche se i paesi che hanno fissato obiettivi net zero sono ormai 145 e coprono l’89% delle emissioni di gas serra mondiali, “i governi devono migliorare la progettazione dell’obiettivo zero emissioni”. A sottolinearlo è Climate Action Tracker nell’ultimo aggiornamento del suo monitoraggio sulle performance climatiche globali.
Le “falle” nei piani approvati finora sono molte, sostiene CAT. Target poco chiari, senza una data di riferimento. Oppure relativi solo ad alcuni gas serra (la CO2) ma non ad altri con potere climalterante elevato (come il metano). Ricorso a rimozioni delle emissioni che avvengono fuori dai confini nazionali (appoggiandosi ai mercati del carbonio) invece di puntare solo sulle trasformazioni strutturali interne. Status legale spesso non vincolante.
Le pagelle degli obiettivi net zero globali
In totale, secondo l’analisi degli obiettivi net zero di CAT, il modo in cui sono strutturati i target che coprono il 75% delle emissioni globali rimane ancora classificato come “insufficiente”. Solo cinque dei 41 paesi coperti, responsabili del 7% delle emissioni globali di gas serra, hanno definito i propri target in modo etichettato come “accettabile” in termini di portata, architettura e trasparenza. Altri 9 paesi, responsabili del 21% delle emissioni globali, rientrano nella categoria “media”. “Siamo molto lontani dal convertire gli obiettivi di zero emissioni nette in politiche e azioni che si tradurranno in riduzioni delle emissioni nel mondo reale”, tira le somme CAT.
L’Unione Europea rientra nel gruppo dei piani “accettabili”, insieme a Cile, Colombia, Costa Rica e Gran Bretagna. I margini di miglioramento? Nell’inclusione piena dei settori del trasporto aereo e marittimo nell’obiettivo net zero e nel fissare target separati per le riduzioni di emissioni e per le rimozioni di gas serra (attraverso soluzioni basate sulla natura o tecnologiche).
Un problema chiamato CDR
Quello delle rimozioni di anidride carbonica (CDR) resta uno dei punti più opachi nella maggior parte dei piani. Le informazioni dettagliate in merito rimangono “scarse”: solo 13 dei 34 paesi analizzati sotto questo profilo da CAT forniscono dati accurati su quanto vogliono fare ricorso a pozzi di carbonio naturali e tecnologie CDR. “La maggior parte dei governi prevede di fare molto affidamento sulla rimozione dell’anidride carbonica o di escludere una parte delle proprie emissioni dall’obiettivo”, sottolinea CAT. Quasi il 20% delle loro emissioni attuali dovrebbe essere tagliato in questo modo.