Rinnovabili • politica climatica Rinnovabili • politica climatica

Biden controlla anche il Senato, la sua politica climatica può puntare in alto

La vittoria di Raphael Warnock e Jon Ossoff in Georgia facilita la strada a Biden, che si insedierà ufficialmente alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio.

politica climatica
credits: Gage Skidmore via Flickr | CC BY-SA 2.0

Il voto della Camera alta è decisivo per sviluppare una politica climatica più solida

(Rinnovabili.it) – Joe Biden incassa una vittoria preziosa e in gran parte inaspettata. Le elezioni suppletive per i due seggi del Senato assegnati alla Georgia, che si sono svolte il 5 gennaio, hanno visto trionfare i 2 candidati democratici. Con i loro voti, adesso la nuova amministrazione avrà il controllo anche della Camera alta. E può puntare a sviluppare una politica climatica più ambiziosa e solida.

La vittoria di Raphael Warnock e Jon Ossoff facilita la strada a Biden, che si insedierà ufficialmente alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio. Data in cui il nuovo presidente ha promesso di firmare l’atto con cui ordina di riportare gli Stati Uniti all’interno dell’accordo di Parigi, dopo lo strappo consumato da Trump nel 2017. Un passo più che altro formale e relativamente semplice, rispetto alla promulgazione di nuove leggi organiche nei prossimi 4 anni. Per le quali Biden ha bisogno di trovare i voti in parlamento.

Leggi anche Presidenziali USA: arriva la Unity task force a firma Biden-Sanders

Il controllo del Senato è cruciale per poter mettere in campo delle nuove leggi più solide, aggiornare gli obiettivi climatici e, in generale, costruire un edificio legislativo sul clima e sulla transizione energetica che sia abbastanza solido da resistere a eventuali ‘spallate’ nel futuro.

Ma in concreto, cosa significa tutto questo? Biden ha teoricamente la maggioranza per far passare il suo piano su energia e clima. Condizionale d’obbligo, perché in realtà con il risultato in Georgia i democratici pareggiano i conti con i repubblicani in aula (ma la vice-presidente, Kamala Harris, ha diritto di voto e può fare la differenza). Quindi resta esposto alle richieste dell’ala più a sinistra del partito, capitanata da Alexandra Ocasio-Cortez e Bernie Sanders. Ma al tempo stesso ha meno voti da trovare tra i repubblicani, nel caso in cui il nuovo presidente voglia far passare una linea meno radicale sul clima. D’altronde, in campagna elettorale Biden aveva sottolineato che il Green New Deal firmato AOC e Sanders non è il suo piano.

Leggi anche Cosa farà davvero Joe Biden su clima e energia?

A parte questo, Biden potrà procedere più spedito. Innanzitutto perché controllando il Senato può fissare l’agenda dei lavori e dare la priorità ai disegni di legge prescelti. Un gran passo in avanti, visto che proprio sull’agenda i repubblicani avrebbero potuto porre il primo ostacolo alla nuova amministrazione. Poi perché il voto del Senato è necessario per dare luce verde alle nomine ai vertici delle varie agenzie federali: si riduce il rischio che Biden debba scegliere profili più bi-partisan per corteggiare i repubblicani. E infine perché il controllo del Senato permette alla nuova amministrazione di far passare aggiustamenti del budget per queste agenzie (ribaltando i tagli draconiani operati da Trump).

Resta il fatto che la maggioranza al Senato è davvero risicata. Questo potrà creare dei problemi. Uno su tutti, non mette Biden al riparo dalle procedure di ostruzionismo da parte dei rivali (filibuster), per evitare le quali servono almeno 60 voti in aula.