Rinnovabili • plastica Rinnovabili • plastica

La plastica è il nuovo carbone

Il progetto Beyond Plastic accende i riflettori sul volume emissivo dell’intera filiera della plastica e calcola l’impatto sul clima, in termini di emissioni prodotte, di tutti i singoli passaggi. Il caso degli Stati Uniti

plastica
Foto di analogicus da Pixabay

Tutte le emissioni della filiera della plastica

(Rinnovabili.it) – L’industria della plastica è il nuovo carbone, almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti: nel 2030 le sue emissioni supereranno quelle della fonte fossile. È l’allarme che arriva dal progetto Beyond Plastic (Oltre la plastica) del Bennington College, che pubblica oggi uno studio molto dettagliato sull’impatto ambientale di tutto il processo industriale delle materie plastiche.

Nel 2020, l’industria della plastica statunitense è stata responsabile di almeno 232 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 equivalente. Una quantità “equivalente alle emissioni medie di 116 centrali termoelettriche a carbone di medie dimensioni (500 MW)”, scrivono gli autori. Ma la situazione è destinata a cambiare, e pure in fretta. Gli impianti industriali per la produzione di plastica, negli Stati Uniti, sono in continuo aumento. Il rapporto calcola che dal 2019, almeno 42 siti sono stati aperti, sono in costruzione o sono ancora in fase di autorizzazione. Quale sarà il loro impatto sul clima? Se diventeranno pienamente operativi “potrebbero rilasciare altri 55 milioni di tonnellate di gas serra – o l’equivalente di altre 27 centrali elettriche a carbone da 500 MW – entro il 2025”. Il sorpasso con le emissioni originate dalle vere centrali a carbone è previsto entro la fine di questo decennio.

Leggi anche Germania, phase out del carbone anticipato al 2030?

Ma non è tutto. Beyond Plastic indaga anche le emissioni prodotte dai singoli passaggi manifatturieri, con uno sguardo che esplora l’intera catena di fornitori. Sono 10 gli step più inquinanti su cui l’industria della plastica può lavorare per abbattere i suoi volumi emissivi. Tra questi la fratturazione idraulica, uno dei cui sottoprodotti – l’etano – è una materia prima per alcuni prodotti plastici, tra cui la plastica monouso.

Nel 2025, si legge nel dossier, l’industria del fracking USA emetterà 45 mln t CO2e, mentre il trasporto e la lavorazione dell’etano ne genererà circa 4,8 mln, a cui si devono aggiungere altri 70 mln di t di gas serra nel comparto petrolchimico e ulteriori 28 mln derivati dalla lavorazione di altre materie prime. E infine l’importazione e l’esportazione di queste materie prime, che emette almeno 51 mln t di CO2e.

Leggi anche Stop alla plastica monouso, il 3 luglio si avvicina

(lm)