Ieri i 27 ministri dell’Ambiente dell’UE hanno trovato la quadra sulla posizione negoziale comune in vista del summit sul clima di dicembre. Un patto globale sull’abbandono graduale di tutte le fossili è l’obiettivo numero 1 di quest’anno per l’Europa
Già nel 2022 l’UE aveva provato a spingere la proposta al vertice sul clima in Egitto
(Rinnovabili.it) – L’Unione Europea userà la Cop28 di Dubai per tessere un accordo globale sul phase out delle fossili. Dopo mesi di discussioni, i Ventisette ieri hanno messo il timbro sulla posizione negoziale comune che l’UE terrà al vertice sul clima di dicembre. Non è passata l’opzione più forte, quella di un abbandono graduale “puro”, ma il testo approvato dai ministri dell’Ambiente europei è ancora abbastanza solido e ambizioso da imprimere una vera svolta ai negoziati sul clima. Mettendo sul tavolo un tema che per 28 anni è rimasto un tabù: l’addio a gas, petrolio e carbone cioè i principali responsabili della crisi climatica.
Cosa vuole ottenere l’UE con il phase out delle fossili
L’Europa non punta a uno stop tombale delle fonti fossili. Il testo iniziale è stato modificato per lasciare uno spiraglio – non piccolo – all’uso di combustibili fossili anche nei prossimi decenni. L’UE infatti chiederà l’abbandono graduale delle fonti fossili “unabated”, vale a dire quelle che vengono impiegate senza tecnologie per la riduzione delle emissioni prodotte.
Da un lato si afferma un principio nuovo, cioè che bisogna dire basta a tutte le fonti fossili. Mentre oggi la diplomazia climatica è riuscita, con fatica, a mettere una data di scadenza solo al carbone (alla Cop26 di Glasgow, due anni fa). Dall’altro lato la proposta si inserisce in un solco già ben tracciato da anni di negoziati, ovvero quello del riferimento alle tecnologie per l’abbattimento delle emissioni. Che è l’ancora di salvezza a cui tutti i grandi paesi produttori di gas e petrolio (in primis l’Arabia Saudita) si aggrappano per non dover trasformare le fondamenta delle loro economie. E a cui difficilmente sarebbero disposte a rinunciare durante la Cop28.
L’Italia ha fatto pressioni per parlare solo di fossili unabated
Anche se l’UE mantiene il riferimento all’unabated (chiesto anche dall’Italia, secondo quanto apprende l’agenzia Reuters), il testo finale della Cop28 dovrebbe includere delle specifiche per limitare gli abusi e impedire che questi paesi possano continuare con il business as usual pur tradendo lo spirito dell’accordo. Il testo approvato dall’UE, infatti, sottolinea che queste tecnologie (su tutte quelle per la cattura, lo stoccaggio e l’uso di CO2, CCUS), “esistono su scala limitata e devono essere utilizzate per ridurre le emissioni principalmente da settori difficili da abbattere”. Laddove è possibile, quindi, bisogna sostituire le fossili con altri combustibili meno impattanti. E l’uso di queste tecnologie “non dovrebbe essere usato per rallentare l’azione climatica”. Restate aggrappati alla vostra ancora, dice quindi l’UE ai paesi produttori, ma sappiate che la nave deve andare avanti e liberarsi man mano della zavorra.
Verso la Cop28
“Oggi inviamo un messaggio forte ai nostri partner: l’UE è il leader globale nell’azione per il clima. A Dubai saremo in prima linea nei negoziati per dimostrare il massimo impegno dell’UE nei confronti della transizione verde e incoraggiare i nostri partner a seguire il nostro esempio”, ha commentato Teresa Ribera, la ministra dell’Ambiente della Spagna che ha la presidenza di turno del Consiglio.
Già l’anno scorso alla Cop27 l’UE aveva provato a promuovere un accordo globale sul phase out delle fossili. L’iniziativa aveva riscosso molto successo, con più di 80 paesi che si erano accodati. Ma la proposta era stata ferocemente boicottata dalla presidenza egiziana, che si è rifiutata anche solo di inserirla nelle bozze del comunicato finale della Cop, documenti preliminari che servono come base di discussione durante i negoziati. Senza riferimenti al phase out in quei testi, il tema è di fatto rimasto fuori dalla porta, relegato alle discussioni informali da corridoio.