Ok alla Finance Facility ma in cambio di riduzione di tutte le fossili, picco delle emissioni nel 2025, e allargamento dei paesi donatori anche a Cina e India. Il vice-presidente della Commissione UE Frans Timmermans ha presentato la proposta nella notte per superare lo stallo sul dossier loss & damage
Nella bozza di accordo finale il capitolo perdite e danni è ancora vuoto
(Rinnovabili.it) – Sì a istituire subito un fondo per le compensazioni per perdite e danni, come chiedono i paesi in via di sviluppo. Ma in cambio di un impegno globale a ridurre l’uso di tutte le fonti fossili, non solo il carbone citato nella bozza di accordo della COP27. Della promessa di raggiungere il picco di emissioni di gas serra entro il 2025. E di un allargamento del numero dei paesi che devono contribuire alla nuova Finance Facility. L’offerta finale formulata dall’Europa sul tema più spinoso e cruciale che si discute a Sharm el-Sheikh, quello dei loss & damage, arriva nella notte e prova a sbloccare i negoziati.
Di questa offerta e delle condizioni che porta con sé non c’è traccia nella bozza di decisione finale pubblicata stamattina alle 9, quindi è ancora in discussione. D’altronde ha scatenato le reazioni più varie e ci vorrà qualche altro incontro informale tra i delegati nazionali nei corridoi di Sharm per capire se l’ipotesi formulata da Bruxelles ha qualche chance.
Le reazioni alla proposta UE su perdite e danni
La proposta formulata dal vice-presidente della Commissione UE Frans Timmermans è piaciuta alla maggior parte dei paesi ricchi e, soprattutto, a quelli più vulnerabili all’impatto della crisi climatica. Gli ostacoli sono altrove. A Pechino e nelle capitali del Golfo.
La Cina storce il naso perché sarebbe tirata a forza dentro il gruppo dei paesi donatori. La cui lista, ai fini dell’Unfccc, è quella stilata a inizio anni ’90, quando il paese aveva un’economia 50 volte più piccola ed era effettivamente in via di sviluppo. Un’etichetta che Pechino, però, continua ancora oggi a rivendicare per sé.
Arabia Saudita e tutti gli altri paesi produttori del Golfo non vogliono assolutamente che la COP27 stabilisca il principio della riduzione di petrolio e gas, che loro vogliono vendere come “parte della soluzione” dopo averli imbellettati con soluzioni tecnologiche varie.
Ma anche gli Stati Uniti non hanno applaudito immediatamente la proposta di Timmermans su perdite e danni. Washington teme che il dossier loss & damage “scappi di mano” e apra la porta a richieste di risarcimenti ai maggiori responsabili storici della crisi climatica. Risarcimenti e compensazioni sono due modi di inquadrare le perdite e danni che gli statunitensi vogliono evitare come la peste.