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Perdite e danni, a che punto sono i negoziati alla COP27?

La Cina e il G77 hanno presentato una bozza avanzata su cui discutere. Che taglia gordianamente i nodi più intricati, e lo fa a favore dei paesi in via di sviluppo. La risposta dell’Europa: se ne può parlare, ma solo se anche la Cina ci mette i soldi

Perdite e danni: a che punto sono i negoziati alla COP27?
crediti: UNclimatechange via Flickr | CC BY-NC-SA 2.0

Il capitolo Loss & Damage è al centro del vertice sul clima in corso a Sharm

(Rinnovabili.it) – L’Europa è pronta ad accettare il modello di finanza per perdite e danni proposto dalla Cina se Pechino accetta di metterci dei soldi. Può sembrare una questione di denaro, ma l’amo lanciato ieri dal vice-presidente della Commissione UE Frans Timmermans nasconde molto altro. È un modo per stanare la Cina. Da un lato, testa il suo ruolo di guida dei paesi in via di sviluppo, nella forma del G77 di cui Pechino si fa portavoce. Dall’altro, mette in questione lo status di paese in via di sviluppo che la leadership cinese pretende ancora per sé, nonostante sia la seconda economia mondiale e si appresti a superare gli Stati Uniti.

“Vogliamo essere costruttori di ponti. Siamo aperti a questa Facility, ma a certe condizioni, e dobbiamo discuterne”, ha detto Timmermans. La condizione è che venga cambiata la lista dei paesi “sviluppati”, cioè quelli che per l’Unfccc dovrebbero contribuire finanziariamente per le perdite e danni. Finora ci si è basati sull’elenco che risale agli anni ’90. Allora il Pil cinese era 360 mld $, oggi è quasi 18mila mld. Cinquanta volte tanto. Nello stesso periodo il Pil statunitense è cresciuto di meno di 4 volte.

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“Penso che tutti debbano essere inseriti nel sistema in base alla loro posizione attuale. La Cina è una delle più grandi economie del pianeta, con una grande forza finanziaria”, ha detto Timmermans. “Perché non dovrebbero essere resi corresponsabili del finanziamento delle perdite e danni?”.

Frasi che arrivano il giorno dopo il tentativo della Cina di forzare la mano alla COP27 proprio sul capitolo Loss & Damage. Dopo giorni di stallo totale nei negoziati, Pechino e i 134 paesi del gruppo G77 hanno presentato un testo semi-definitivo che taglia gordianamente molti dei nodi più intricati.

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Testo dove si cita già al primo punto, ad esempio, la responsabilità storica dell’Occidente nella crisi climatica, una vera linea rossa per Stati Uniti, Europa e altre economie avanzate perché vista come cavallo di Troia per richieste di risarcimenti astronomici. Si includono gli impatti “lenti” del climate change. Si parla di danni economici e non economici. Si pensa una governance transitoria del processo che porterà alla definizione degli strumenti per perdite e danni con 20 paesi in via di sviluppo o meno sviluppati e 15 paesi ricchi. Si definiscono le risorse finanziarie da mobilitare come nuove, addizionali, prevedibili e adeguate.

Insomma, punti che renderebbero questa Facility lo strumento per regolare i Loss & Damage, mentre i paesi più ricchi vorrebbero un ventaglio di strumenti complementari (e più controllabili da loro).