Per la prima volta nella storia dell'UE, il 30% del budget europeo sarà dedicato al clima. Ma per alcuni legislatori, la partita è ancora tutta da giocare.
Dopo la svolta sul budget, si teme l’assenza di chiare linee guida sul raggiungimento degli obiettivi climatici
(Rinnovabili.it) – Questa settimana i leader dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sul Recovery Fund e sul budget UE 2021-2027 che prevede di dedicare nei prossimi sette anni quasi 550 miliardi di euro per il raggiungimento degli obiettivi climatici europei. La cifra ha una rilevanza storica senza precedenti, trattandosi del più grande impegno per il clima mai concordato. Tuttavia, l’accordo non convince tutti gli osservatori.
Il denaro rappresenta una quota del 30% di un pacchetto che comprende il bilancio settennale da 1.074 miliardi di euro e il fondo di recupero da 750 miliardi. Al contempo, i leader hanno convenuto che anche le risorse non specificamente destinate al clima debbano rispondere al principio del “non nuocere” e all’obiettivo dell’UE di diventare neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050.
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Nonostante il risultato storico, la mancanza di linee guida precise su come si potranno spendere queste risorse in vista degli obiettivi climatici ha fatto storcere il naso a qualcuno. Bas Eickhout, europarlamentare olandese del gruppo dei Verdi, ha affermato che erano necessari criteri chiari per garantire la decarbonizzazione, a partire da un impegno formale sul rifiuto di qualunque investimento legato al settore dei combustibili fossili. “Il fatto che non ci sia dice molto”, ha dichiarato Eickhout a Reuters.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, si è mossa per dissipare tali preoccupazioni, sottolineando che “gli Stati membri avranno traguardi da raggiungere prima che vi sia l’erogazione dei fondi. Gli obiettivi climatici a livello europeo devono essere visibili in tutto il piano nazionale di ripresa“. Tuttavia, nonostante le rassicurazioni, alcuni europarlamentari sostengono che vi sia il concreto pericolo che i fondi supporteranno progetti di gas naturale.
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Negli ultimi anni, secondo i dati della Commissione, sono stati utilizzati fondi dell’UE per sostenere nuovi gasdotti, espandere i terminali GNL in Polonia e Grecia e migliorare lo stoccaggio del combustibile fossile in Lettonia. L’anno scorso la Commissione ha designato 32 progetti per il gas ammissibili per l’accesso a futuri fondi dell’UE.
Per questa ragione, alcuni investitori, legislatori e attivisti europei hanno esortato la Commissione a utilizzare la tassonomia delle finanze verdi per guidare la spesa, una mossa che impedirebbe alle risorse economiche di sovvenzionare le centrali a gas se non fossero dotate di strumenti per la cattura del carbonio. “Ora tocca al Parlamento europeo aumentare l’ambizione sulla spesa per il clima”, ha dichiarato Manon Dufour, membro del think tank sul clima E3G. “E’ una partita ancora da giocare”.