Per centrare i target del decennio, l’Europa dovrà tradurre perfettamente in azioni concrete le politiche approvate finora. Restano dei punti deboli soprattutto su economia circolare, inquinamento, scarsità d’acqua, consumo di suolo e impatto della crisi climatica su chi è più vulnerabile
Il rapporto di valutazione di medio termine dell’EAP
(Rinnovabili.it) – Sul centrare gli obiettivi clima 2030, l’Europa si è preparata a dovere ma adesso deve fare i compiti a casa. UE promossa sul piano legislativo: i provvedimenti del pacchetto Fit for 55, ormai tutti approvati, reggono alla prova dei calcoli. Basteranno, in teoria, per raggiungere una riduzione delle emissioni di gas serra del 55% rispetto ai livelli del 1990. Ma se “molte delle azioni pianificate, come le modifiche legislative, sono state realizzate, ma è troppo presto per valutarne l’impatto sull’ambiente poiché devono ancora essere attuate sul campo”. E per restare sulla buona strada, gli Stati UE le dovranno implementare alla lettera.
È quanto emerge dalla revisione di medio termine sulle politiche climatiche dell’UE condotta nell’ambito dell’8° Environment Action Programme (EAP). Un documento che passa in rassegna i provvedimenti approvati finora. Plauso per il Fit for 55, la Legge Clima e la strategia sull’adattamento, anche se nei fatti bisognerà poi ottenere un’accelerazione del ritmo di riduzione delle emissioni: senza “progressi più rapidi” mancheremo gli obiettivi clima 2030.
Più sfumato il giudizio sul fronte dell’economia circolare. I progressi si registrano soprattutto per i rifiuti, ma c’è ancora molto da fare. L’UE ha un “potenziale significativo” per rendere più circolare la sua economia. I materiali secondari, ad esempio, rappresentano “solo l’11,5% di tutti i materiali utilizzati” mentre l’impronta materiale “ha raggiunto le 14,8 tonnellate pro capite nel 2022, con un aumento del 6% nell’ultimo decennio”. Per questo “continuare gli sforzi a tutti i livelli sarebbe fondamentale per invertire tali tendenze insostenibili”.
Sull’inquinamento serve un colpo di reni per affrontare la presenza di nitrati nelle acque di falda e ripristinare la salute dei suoli. Se la strada intrapresa è quella giusta per abbattere le morti premature da polveri sottili, sarà invece “molto impegnativo” raggiungere l’obiettivo di ridurre le perdite di nutrienti nelle acque sotterranee di almeno il 50%.
Ci sono poi altri ambiti su cui o le azioni intraprese devono ancora dare risultati apprezzabili ma il trend attuale non è affatto buono, oppure bisogna rimboccarsi le maniche e aumentare l’attenzione con politiche ad hoc. È il caso della tutela della biodiversità, del tema della scarsità d’acqua, del consumo di suolo e dell’impatto della crisi climatica sulle fasce di popolazione più vulnerabili.