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Le lobby pro nuovi Ogm in Europa? Nascondono enormi conflitti di interesse

Un rapporto di Corporate Europe Observatory fa luce sui conflitti d’interesse non dichiarati dagli scienziati attivi nelle biotecnologie che premono sulle istituzioni UE per dare il via libera al genome editing di nuova generazione

Nuovi Ogm: una montagna di conflitti d’interesse dietro il lobbying in UE
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I nuovi Ogm sono regolamentati come gli Ogm tradizionali dal 2018

(Rinnovabili.it) – La campagna di lobbying per spalancare le porte dell’Europa ai nuovi Ogm? È invischiata nei conflitti d’interesse. Buona parte degli scienziati che chiedono alle istituzioni UE di dare il via libera a tecniche di editing genetico di ultima generazione, come il CRISPR, hanno “interessi diretti o indiretti, acquisiti e non dichiarati, nella commercializzazione di piante derivate da tali tecniche attraverso brevetti, domande di brevetto o legami con l’industria delle sementi”.

L’accusa arriva da un report scritto da Corporate Europe Observatory e commissionato dal gruppo dei Verdi europei. Che passa ai raggi X l’azione coordinata e sistematica dei gruppi di pressione, individuando molti lati oscuri e una serie non breve di omissioni e dimenticanze.

Gli interessi dietro la spinta verso i nuovi Ogm

Perché questa azione di lobbying? Tutto discende da una sentenza della Corte europea di giustizia del 2018, che aveva stabilito che i nuovi ogm devono essere normati come tutti gli altri organismi geneticamente modificati. Anche se le tecniche per produrli sono differenti. Nel contesto europeo, questo significa che vanno messi al bando.

Da allora sono 3 i grandi gruppi di pressione al lavoro per ribaltare la situazione: la European Plant Science Organisation (EPSO), l’EU network for Sustainable Agriculture through Genome Editing (EU-SAGE) e l’European Federation of Academies of Sciences and Humanities (ALLEA). Ma gli scienziati che ne fanno parte dichiarano solo in parte i loro potenziali conflitti di interesse.

Secondo il rapporto, il 64% dei membri del gruppo di lavoro dell’EPSO sulle tecnologie agricole e il 32% dei membri dell’EU-SAGE hanno un interesse acquisito nella commercializzazione delle piante geneticamente modificate, che si traduce in “benefici finanziari o in uno sviluppo di carriera, a titolo personale o tramite le loro organizzazioni”. Fanno lobbying, ma “i loro interessi acquisiti non sono sempre chiari ai responsabili delle decisioni”.

Non solo. Il 38% dei membri del gruppo di lavoro EPSO sulle tecnologie agricole e il 23% dei membri della rete EU-SAGE “sono titolari di uno o più brevetti o domande di brevetto relativi a processi o prodotti” geneticamente modificati, sottolinea il rapporto. Infine, il 53% dei membri del gruppo di lavoro EPSO e il 15% dei membri di EU-SAGE sono stati coinvolti in uno o più progetti di ricerca con l’industria. “Molti di questi scienziati sono coinvolti in un’azienda sementiera o biotecnologica, detenendo una posizione o azioni in tali aziende”, notano gli autori del rapporto.

“Mentre l’industria dei pesticidi e delle sementi esercita un’intensa attività di lobby contro gli obiettivi di riduzione dei pesticidi, le stesse aziende stanno spingendo la Commissione europea ad accelerare un piano per deregolamentare le colture realizzate con tecniche di editing genico come CRISPR-Cas, che sono brevettate, abbandonando tutti i test di sicurezza e il diritto di scelta dei consumatori”, spiega Nina Holland di CEO. “Tra le voci più forti ci sono ricercatori biotecnologici spesso in conflitto di interessi, come quelli che gestiscono la piattaforma EU-SAGE”.