Rinnovabili • Neutralità climatica UE: progressi troppo lenti, resta un miraggio

Tempo di pagelle per gli sforzi verso la neutralità climatica UE

Il rapporto di ECNO boccia l’UE su finanza e rimozione della CO2, con l’ambito dell’adattamento in bilico. Più della metà degli indicatori registrano progressi “decisamente troppo lenti”

Neutralità climatica UE: progressi troppo lenti, resta un miraggio
Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

Il 1° monitoraggio indipendente sulla strada verso la neutralità climatica UE

(Rinnovabili.it) – L’Europa si sta muovendo nella giusta direzione per raggiungere la neutralità climatica UE entro metà secolo. Ma procede ancora troppo lentamente. L’UE deve “accelerare significativamente il ritmo del cambiamento” per non mancare gli obiettivi, nonostante il balzo in avanti compiuto con il Green Deal. Su 13 macro-indicatori solo 1 è “in linea” con un continente carbon neutral fra meno di 30 anni, mentre per 3 il progresso è “troppo lento” e per ben 7, più della metà, è “decisamente troppo lento”. In due casi invece si sta andando nella “direzione sbagliata”

È la fotografia che emerge dal primo rapporto di monitoraggio di ECNO, lo European Climate Neutrality Observatory costituito di recente con la missione di verificare in modo indipendente i progressi sulla strada della neutralità climatica UE.

Lo studio copre il periodo 2015-2021 e non può quindi restituire appieno l’impulso dato dal Green Deal alle politiche climatiche comunitarie. Il grosso del pacchetto legislativo Fit for 55, infatti, è stato presentato a luglio 2021 ed è entrato in vigore nei due anni successivi. Ciò nonostante, ECNO ha integrato l’impatto del Green Deal ogniqualvolta i dati lo hanno permesso, anche rispetto a policy più recenti del 2021.

I progressi verso la neutralità climatica UE

Partiamo dalle dolenti note. A essere bocciati sono il settore della finanza e quello della rimozione della CO2. Sul primo punto, pesa sia il gap di finanziamenti climatici per la transizione – qualcosa come 360 miliardi di euro l’anno – sia i sussidi pubblici alle fossili che sono ancora in crescita. Tra 2015 e 2020 sono saliti di 1,5 mld l’anno, d’ora in poi dovrebbero calare al ritmo di 9 mld ogni anno.

Per quanto riguarda la rimozione della CO2, invece, il giudizio fortemente negativo è legato alla riduzione della capacità di assorbimento dell’anidride carbonica da parte degli ecosistemi europei. Esattamente il punto su cui dovrebbe intervenire il contestatissimo provvedimento sul ripristino della natura che sta facendo litigare Europarlamento e Consiglio.

La maggior parte degli indicatori registrano progressi, ma molto lenti. Agrifood, industria, mobilità, edifici sono tutti ammoniti con il cartellino arancione, insieme a stili di vita, adattamento e azione esterna. Sull’adattamento, in particolare, è allarme rosso: gli indicatori dicono che il trend è in peggioramento e si sta per andare nella direzione sbagliata.

Va meglio invece per quanto riguarda i settori delle tecnologie pulite, della transizione giusta e dell’elettricità. Quest’ultima è quasi “sulla buona strada”, ma la quota di energia rinnovabile e il livello di integrazione dei sistemi si stavano sviluppando troppo lentamente per soddisfare le esigenze future in modo tempestivo, in particolare con il progredire dell’elettrificazione in altri settori, nota il rapporto. L’unico ambito in cui l’UE viene promossa a pieni voti è quello della governance.