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Neutralità climatica, il 58% delle grandi aziende è a rischio greenwashing

L’analisi di 293 delle maggiori aziende globali fa emergere un profondo divario tra obiettivi climatici e azioni concrete per influenzare le politiche degli stati. Quasi 6 compagnie su 10 sono classificabili come a rischio di greenwashing moderato o alto

Neutralità climatica: il 58% delle grandi aziende è a rischio greenwashing
Foto di Joel Peel su Unsplash

Il rapporto del think tank indipendente Influence Map

(Rinnovabili.it) – Con una mano scrivono piani per raggiungere la neutralità climatica, con l’altra foraggiano lobbisti per spingere politiche che vanno in direzione opposta. È quello che fa ogni giorno il 58% delle più grandi aziende al mondo, rivela un’analisi di Influence Map che mette in luce quanto l’approccio corporate alla transizione sia ancora inquinato dalle tentazioni di greenwashing e dall’inazione climatica.

Il rapporto del think tank indipendente passa al vaglio 293 aziende che fanno parte dell’elenco Forbes 2000, esamina i loro piani per raggiungere la neutralità climatica o obiettivi analoghi, e li confronta con il modo in cui influenzano la politica climatica. I documenti alla base dell’analisi consistono in input diretti ai politici, documenti di sintesi e altre comunicazioni di sostegno, nonché il tipo di impegno condotto dalle rispettive associazioni di settore.

Neutralità climatica a rischio greenwashing

Da questa base di dati emerge poi una sintesi che associa ciascuna azienda a una fascia di “rischio greenwashing. Nel dettaglio, il 21,5% delle aziende è a “rischio significativo” e il 36,5% delle aziende è a “rischio moderato” di greenwashing. Cosa fanno, in concreto, le peggiori in classifica? Compagnie come Chevron, Delta Air Lines, Glencore International e ExxonMobil hanno tutte fissate obiettivi di emissioni nette zero, ma allo stesso tempo sostengono l’espansione dell’industria dei combustibili fossili, cercano di indebolire le soglie emissive dei veicoli, combattono tramite lobbisti contro il Green Deal europeo, o si oppongono all’introduzione di tasse sul carbonio.

C’è poi una “grave disconnessione” tra le comunicazioni pubbliche delle aziende sull’impatto zero delle loro attività e le loro azioni che influenzano le politiche climatiche. Il 93% delle aziende usa “net zero” o termini simili nelle proprie pagine web, ma sono pochissime quelle che adottano comportamenti e azioni concrete coerenti.

“I governi non riescono a portare avanti la politica climatica alla velocità necessaria, e l’influenza delle imprese è una delle ragioni principali”, ha affermato Will Aitchison, autore principale dello studio e direttore di InfluenceMap. “A meno che le aziende non corrispondano ai loro impegni climatici con un sostegno ambizioso per azione politica guidata dal governo, gli obiettivi dell’Accordo di Parigi saranno impossibili da raggiungere”.