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Neutralità climatica: il premier dell’Australia inciampa nel carbone

Canberra fanalino di coda tra le economie avanzate per gli impegni a lungo termine sul clima. Il premier prova a smarcarsi ma la sua maggioranza vacilla

Neutralità climatica: il premier dell’Australia inciampa nel carbone
credits: jplenio da Pixabay

Morrison impallinato dalla sua maggioranza per una timida apertura sulla neutralità climatica

(Rinnovabili.it) – La neutralità climatica non s’ha da fare. E’ durata poco, meno di 48 ore, la fuga in avanti – tanto inaspettata quanto claudicante – del premier australiano Morrison. Tanto ci hanno messo i suoi alleati di governo del National party a rimetterlo in riga: l’Australia non sarà carbon neutral entro la metà del secolo se questo significa danneggiare l’industria del carbone.

Il 1 febbraio, Scott Morrison rompe gli indugi e si piega alle pressioni internazionali e interne per impegnarsi su un’agenda climatica più ambiziosa. Finora il politico aveva sempre temporeggiato, rifiutandosi di dire una parola chiara in materia. Un atteggiamento dettato dalla consapevolezza che sulle resistenze interne, sia in politica che da parte dei grandi interessi industriali, si sarebbe potuto giocare anche la sua carriera politica. Poi la svolta: lunedì in un discorso ha annunciato che il paese deve raggiungere la neutralità climatica il prima possibile, e preferibilmente entro il 2050.

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Nessun impegno formale né atti di governo, per il momento. Ma è bastata questa dichiarazione per mandare in subbuglio la coalizione di governo. E il 3 febbraio tutti i ministri del National party, alleato chiave per il partito di Morrison e la sopravvivenza dell’esecutivo, hanno sciorinato una dichiarazione dopo l’altra per far sapere al premier che sono pronti a salire sulle barricate.

Il ministro delle Risorse Keith Pitt, ad esempio, ha difeso a spada tratta l’industria del carbone. Dal momento che i posti di lavoro sono in crescita – mai così tanti da 9 anni – allora il settore non è certo in declino. Nonostante il braccio di ferro devastante con la Cina che certo non sta facendo bene all’industria nazionale. E se non è in declino, ragiona il ministro, non c’è alcuna ragione per mettergli la mordacchia e iniziare a smantellarlo, come sarebbe d’obbligo in caso di impegno formale per la neutralità climatica.

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Pochi i partner di governo che hanno preso posizioni più concilianti. La linea della maggioranza continua a essere quella per cui transizione energetica e benessere economico sarebbero incompatibili: se c’è la prima svapora il secondo. Un arroccamento che dovrà però fare i conti con le decisioni di ben altro tenore, e spesso di segno opposto, che stanno prendendo alcuni degli Stati e dei Territori australiani.