Riforme, meno consumi e sicurezza energetica garantita sono i fattori che hanno permesso all’UE di preservare l’utilità dell’ETS come strumento per incentivare la riduzione delle emissioni. Gli effetti del Repower EU continueranno a spingere verso l’alto i prezzi delle quote
Le previsioni di BloombergNEF per questo decennio
(Rinnovabili.it) – L’Europa è riuscita a tenere la barra dritta durante la crisi energetica e a preservare l’efficienza del mercato del carbonio UE. Grazie alle riforme messe in campo, la traiettoria futura dei prezzi dell’Emission Trading Scheme (ETS) europeo continueranno a salire. Fino a sfiorare quota 150 euro/tCO2 nel 2030.
È la previsione di BloombergNEF sulla base dell’andamento dei prezzi delle quote nel primo semestre 2023 e delle misure per arginare la crisi dei prezzi dell’energia da un lato e l’abbandono del gas dalla Russia dall’altro.
“Poiché il blocco è riuscito a legiferare riforme ambiziose durante una crisi energetica, i prezzi delle quote si sono stabilizzati intorno a 88 euro per tonnellata quest’anno. Questa resilienza ha rafforzato l’efficacia del mercato come strumento politico di decarbonizzazione, spingendo l’economia a favore di opzioni a basse emissioni di carbonio in assenza del gasdotto russo”, scrivono gli analisti di BNEF riferendosi soprattutto al piano RePower EU con cui i Ventisette hanno alzato gli obiettivi al 2030 per le rinnovabili e per l’efficienza energetica.
Cosa guida la crescita del mercato del carbonio UE?
Dagli 88 euro a tonnellata di oggi, il mercato del carbonio UE dovrebbe continuare la sua crescita costante anche nel 2024, salendo a 94 euro. Poi la curva, secondo BNEF, si dovrebbe impennare e portare rapidamente verso 149 euro/t a fine decennio.
A spingere al rialzo i prezzi delle quote, nel lungo termine, saranno soprattutto i “tagli aggressivi all’offerta per allineare il mercato con l’obiettivo di ridurre le emissioni del 62% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005”. Mentre le incertezze legate alla sicurezza energetica restano un fattore da non sottovalutare. “Qualsiasi nervosismo del mercato che inverta l’economia della produzione di energia a favore del carbone a maggiore intensità di emissioni, o il clima freddo che pone fine alla persistente riduzione della domanda di gas, potrebbe aumentare le emissioni e, di conseguenza, i prezzi delle quote e la domanda”.