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Polacchi e cechi azzoppano le ambizioni della nuova legge UE sul clima

Il gruppo di Visegrad punta i piedi. E strappa qualche concessione. Probabilmente la soglia del 55% di taglio delle emissioni sarà “una media europea”, non un obiettivo per i singoli Stati

Legge UE sul clima: i 4 di Visegrad bloccano il Consiglio europeo
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Rinviato a dicembre l’accordo sulla nuova legge UE sul clima

(Rinnovabili.it) – Fumata nera al Consiglio europeo di Bruxelles del 15-16 ottobre. Dall’incontro non arriva nessuna svolta sulla legge UE sul clima. Bisognerà aspettare dicembre, ultima finestra utile ai capi di Stato e di governo per trovare l’accordo. Il nodo ancora da sciogliere è il taglio delle emissioni al 2030.

L’obiettivo attuale, fissato nel quadro energia-clima del 2014, è al 40%. La Commissione propone di portarlo al 55%, come annunciato dalla presidente Ursula von der Leyen nel discorso sullo Stato dell’Unione il 16 settembre. Che è riuscita a far convergere su questa soglia anche il partito popolare, ben poco convinto della bontà dell’operazione. Il parlamento europeo invece ha chiesto che il taglio sia del 60%. Ma l’ultima parola spetta ai capi di Stato, e quindi al Consiglio europeo. Che per il momento non hanno trovato il consenso necessario.

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Dietro le quinte del summit di Bruxelles, però, qualche passo avanti c’è stato. Lo scoglio principale è l’opposizione di Varsavia e Praga, a cui si allineano i rimanenti del gruppo di Visegrad (Slovacchia e Ungheria). Soprattutto quella della Polonia, il 4° maggiore inquinatore tra i Ventisette: teme che i nuovi obiettivi penalizzino le sue industrie. E per questo polacchi e cechi hanno messo sul tavolo del vertice alcune proposte di modifica.

Di cui non si sa nulla di certo ufficialmente. Ma leggendo tra le righe si può intuire in che direzione stanno andando i binari della nuova legge UE sul clima. La Polonia ha chiesto a gran voce e ottenuto che sia fatta una valutazione attenta paese per paese del possibile impatto dei nuovi tagli. Su questa base verrà presa la decisione finale a dicembre.

Varsavia spinge per un’applicazione differenziale degli obiettivi. In un primo momento sembrava puntare su esenzioni ad hoc. Ma ieri le dichiarazioni del premier ceco Andrej Babiš (che rappresentava anche Varsavia, visto che il suo omologo polacco Mateusz Morawiecki è costretto in quarantena) sono state chiare. Praga è disposta ad accettare la soglia del 55% proposta dalla Commissione. A certe condizioni. E cioè: il 55% deve essere considerata come la media europea, non come obiettivo reale per ciascun singolo Stato membro.

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In pratica il gruppo di Visegrad dice ai compagni di viaggio: se volete correre fate pure, noi non siamo disposti a fare scatti in avanti. Tra adesso e fine anno gli sherpa della diplomazia UE dovranno capire come armonizzare questa posizione con l’obiettivo generale di taglio delle emissioni.

Magari fissando delle forchette di valori (assicurando così una soglia minima). E differenziando non solo tra i settori ETS e non coperti dal mercato UE del carbonio (come avviene dal 2014), ma “tutelando” di più qualche comparto industriale strategico per i quattro di Visegrad. Incrociando le dita che questo non significhi scoperchiare il vaso di Pandora e avere nuove richieste sul tavolo anche da altri paesi.