In nome dell’agricoltura europea, 10 paesi UE – tra cui l’Italia – vogliono stravolgere la legge contro la deforestazione importata che entrerebbe in vigore a fine anno. Si chiede che le restrizioni valgano solo per le importazioni da paesi terzi e non per le esportazioni europee di prodotti e materie prime
I consumi UE sono responsabili del 10% della deforestazione globale
(Rinnovabili.it) – Le nuove regole europee contro la deforestazione “importata” danneggeranno gli agricoltori del vecchio continente e vanno riscritte. Lo chiede l’Italia insieme ad altri 9 paesi UE nell’ennesimo tentativo di smantellare, pezzo dopo pezzo, i tasselli chiave del Green Deal che è in corso da un anno. Proprio ieri il Consiglio UE ha affossato la legge sul ripristino della natura, poche settimane fa è stata la volta delle clausole “verdi” della PAC. Questa volta, nel mirino finisce la legge UE contro la deforestazione.
Cosa prevede la legge UE contro la deforestazione?
Il provvedimento è stato approvato in via definitiva a Bruxelles lo scorso maggio ed entrerà in vigore alla fine del 2024. Affronta un problema legato agli effetti del commercio globale: secondo la FAO, tra il 1990 e il 2020 420 milioni di ettari di foreste — un’area più grande dell’UE — sarebbero stati convertiti da foreste in terreni per uso agricolo. E i consumi dell’UE sono responsabili di circa il 10% di questa deforestazione globale. Olio di palma e soia, da soli, sono responsabili per oltre due terzi del fenomeno.
Cosa prevede la legge UE? Sul mercato europeo potranno essere venduti certi prodotti e materie prime solo se a “deforestazione zero”, cioè se non sono stati coltivati o allevati sfruttando terreni sottratti alle foreste dopo il 31 dicembre 2020.
Principalmente, si tratta di soia (e quindi dei mangimi animali), della filiera della carne e di altri prodotti agricoli fortemente legati alla deforestazione come cacao, caffè, palma da olio, gomma, legno, e alcuni prodotti derivati come cuoio, cioccolato, libri stampati, mobili e giornali.
Nello specifico, per importare queste merci in Europa le aziende dovranno produrre un’apposita certificazione che ne attesti l’origine. La stessa regola vale anche per le esportazioni verso paesi terzi di prodotti coltivati o allevati in UE. Ed è proprio questa simmetria che non piace alla pattuglia di 10 paesi UE, Italia in testa.
Lotta alla deforestazione, ma solo all’estero
Al Consiglio dei ministri UE dell’agricoltura e delle foreste che si tiene oggi a Bruxelles, Roma e altre capitali europee chiederanno di riscrivere subito la legge UE sulla deforestazione, prima che scatti l’obbligo di adeguamento per le aziende.
La richiesta principale è esentare l’agribusiness europeo dalle clausole del provvedimento. L’Europa, quindi, non potrebbe importare prodotti che favoriscono la deforestazione nel mondo, ma sarebbe libera di esportare quelli che contribuiscono al disboscamento e al degrado degli ecosistemi in casa propria.
“L’obiettivo generale concordato di contrastare la deforestazione nei paesi terzi non deve andare a scapito dell’economia europea, in particolare del settore agricolo e forestale europeo”, si legge nel documento che sarà presentato al vertice, visto in anteprima da Reuters. Documento firmato tra gli altri da Austria, Finlandia, Italia, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Svezia.
C’è poi un suggerimento per modificare la legge. Le clausole da seguire per i produttori europei devono essere “drasticamente ridotte” e bisogna togliere ogni restrizione ai paesi catalogati a basso rischio deforestazione.
Tra le motivazioni addotte, i firmatari sostengono che, così com’è, la legge UE sulla deforestazione scoraggerebbe la transizione verso l’agricoltura biologica. Gli agricoltori che volessero abbandonare gradualmente il modello intensivo, sostengono, dovrebbero espandere i loro terreni, ma sarebbero scoraggiati a farlo nei paesi UE con maggiore copertura forestale.