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La legge sul ripristino della natura spacca a metà l’Europarlamento

Decisive le sostituzioni di eurodeputati in commissione decise dal capogruppo PPE Manfred Weber. Si va al voto in plenaria il 13 luglio alla cieca. Continua a essere molto incerta la sorte dell’ultimo tassello del Green Deal

Legge sul ripristino della natura: Europarlamento spaccato
crediti: @GraceOSllvn via Twitter

Il voto in commissione Ambiente è finito 44 pari

(Rinnovabili.it) – Quarantaquattro pari. Nessuna indicazione di voto chiara per la prossima plenaria del 13 luglio. E il rischio di far naufragare l’ultimo, grande tassello del Green Deal. Un tassello che sta gettando l’Europarlamento nel caos e fa litigare i Ventisette. In questo ultimo scampolo di legislatura europea (le elezioni sono a maggio 2024), i riflettori sono puntati ancora una volta sulla proposta di regolamento per una legge sul ripristino della natura.

PPE e destre a braccetto

Il nuovo voto in commissione Ambiente non è servito a chiarire la situazione. Tutt’altro. Oggi gli eurodeputati hanno sancito l’impasse votando con 44 sì e 44 no, di fatto bocciando l’invio delle loro raccomandazioni sulla legge per il ripristino della natura in plenaria. Al di là dei dettagli tecnici dell’iter della proposta, il dato principale è politico: il Partito popolare europeo ha continuato a votare compatto insieme all’estrema destra e sostenendo posizioni che sono in diretto contrasto con le evidenze scientifiche.

La proposta sulla nature restoration avanzata dalla Commissione chiedeva di ripristinare almeno il 20% delle terre e dei mari europei entro fine decennio, per poi salire al 100% entro il 2050. Nelle scorse votazioni in commissione Ambiente popolari e destre erano riusciti a svuotare di ambizione il provvedimento, ritardando i target al 2035 e dimezzandoli al 10%.

Lo stallo scaturito dal voto di oggi consente di ripresentare, questa volta in plenaria, tutte le modifiche proposte (incluso il ripristino dei target proposti dalla Commissione in origine), ma getta più di un’ombra sulla possibilità che l’Europarlamento riesca ad approvare un testo non indebolito.

Il bicchiere mezzo pieno

C’è però chi sfodera ottimismo nonostante tutto. Lo fa Pascal Canfin, il presidente della commissione Ambiente. Questo il ragionamento. In commissione, il capogruppo del PPE Manfred Weber è riuscito a sostituire alcuni deputati per assicurarsi che i popolari votassero tutti contro la proposta. Così è nato il 44 pari. Segno che il PPE non è compatto. E in plenaria, tra due settimane, queste divisioni interne dovrebbero emergere.

“Oggi Manfred Weber è riuscito a manipolare il voto impedendo ai deputati del PPE favorevoli alla prima legge europea sul ripristino della natura di votare in Com ENVI [commissione Ambiente, ndr]. Questo rende il voto privo di significato. Sono quindi ottimista per la plenaria di luglio: non riuscirà a sostituire i membri del PPE”, scrive Canfin su Twitter. Con il voto del 13 luglio, l’Europarlamento adotterà la posizione ufficiale da tenere nei successivi negoziati con il Consiglio (dove l’Italia ha votato contro la proposta di maggioranza).