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Votate la legge sul ripristino della natura UE: l’appello di 3000 scienziati

Il partito popolare europeo tentenna e punta i piedi, sposando appieno le posizioni dei principali gruppi di pressione di agricoltori e allevatori. Ma i loro argomenti vanno contro tutte le evidenze scientifiche

Legge sul ripristino della natura: 3000 scienziati contro PPE e lobby agricole
Foto di James Baltz su Unsplash

Il 15 giugno la commissione Ambiente dell’Europarlamento voterà il testo

(Rinnovabili.it) – Il parlamento europeo la può votare senza paura: non danneggerà gli agricoltori causando una riduzione netta della produzione alimentare. Chi lo sostiene va contro tutte le evidenze scientifiche disponibili oggi. È il succo della lettera firmata da oltre 3000 scienziati per appoggiare l’approvazione della Legge sul ripristino della natura. Uno degli ultimi tasselli del Green Deal. Ma anche uno dei più controversi per la feroce opposizione delle associazioni degli agricoltori. Con la sponda del PPE.

Il nodo cruciale riguarda le disposizioni sui pesticidi. La Legge sul ripristino della natura fissa l’obiettivo di ridurne l’uso del 50% entro il 2030. Ma per le lobby agricole questo significa condannare il loro business. Ci sono poi altre misure previste che riguardano la conservazione di determinati ambienti naturali o la loro rinaturalizzazione, anche queste viste in contrasto con la “fame di terra” degli agricoltori.

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L’intervento degli scienziati riporta l’attenzione su un punto cruciale: i timori degli agricoltori e le posizioni del PPE che li supporta non sono basati su alcuna evidenza scientifica. “Gli oppositori di questi nuovi regolamenti sostengono che avranno effetti negativi sugli agricoltori, sulla pesca e sulla società in generale, suggerendo che minacceranno la sicurezza alimentare e uccideranno i posti di lavoro. Queste affermazioni non solo mancano di prove scientifiche, ma addirittura le contraddicono”, scrivono gli autori della missiva.

Nei prossimi anni il Green Deal farà calare la resa agricola? No: proteggere e ripristinare la natura e ridurre l’uso di prodotti agrochimici e inquinanti “sono essenziali per mantenere la produzione a lungo termine e migliorare la sicurezza alimentare”, si legge nella lettera. Così come l’introduzione di aree marine protette fa aumentare, non calare, i volumi di pescato. C’è poi la questione della scala temporale su cui si ragiona: politici e lobby guardano al breve termine, ma gli scienziati sottolineano che il modello di sviluppo attuale non è sostenibile nel lungo termine. Se non si cambia ora, il prezzo da pagare più avanti sarà molto più alto.