La rimodulazione del traffico merci anche lungo 24 rotte nazionali e internazionali, lo shift modale e l’efficientamento energetico delle navi tramite il modello zero emissioni in porto porterebbe a un risparmio di emissioni di gas serra nell’ordine di oltre 1 milione di tonnellate di CO2. La sola scelta di ricalibrare i trasporti dando più centralità all’intermodalità marittima, oggi, vale 700mila t CO2 in meno, pari a togliere dalle strade italiane 375mila auto l’anno
Il rapporto di università Bocconi commissionato da Amazon
(Rinnovabili.it) – Potenziare l’intermodalità marittima in Italia cancellerebbe 700.000 tonnellate di CO2, l’equivalente di 375mila auto in meno sulle strade del Belpaese in un anno. E taglierebbe i costi operativi di oltre 2 miliardi di euro l’anno (-54,6%). Lo afferma uno studio condotto dal Centro Green dell’università Bocconi di Milano e commissionato da Amazon.
“La forza di tenuta di una catena è data dal suo anello più debole. In uno stato di avanzamento incredibile, di innovazione tecnologica, di innovazione di processo, il rischio è che i porti possano diventare la parte di anello debole della catena, indebolendola per intero. E abbiamo visto che non è più solo una catena di efficientamento o di produzione, è una catena che fa una differenza fondamentale tra la capacità o meno di raggiungere dei risultati di sostenibilità, di abbattimento di emissioni climalteranti, di costruzione di filiere che siano anche sostenibili” ha spiegato Pino Musolino, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale – AdSP dal palco di LetExpo2024, la fiera dei trasporti e della logistica sostenibili dove è stato presentato lo studio.
Il rapporto ha analizzato 24 rotte, sia nazionali sia internazionali, e le ha vagliate rispetto a uno scenario di base che prevede il trasporto merci interamente su gomma. Scegliere l’intermodalità marittima in Italia è una scelta di sostenibilità che permetterebbe di diminuire del 56,7% le “esternalità ambientali”, cioè sia le emissioni di CO2, sia quelle di altri inquinanti. Oltre a far scendere altri parametri come la congestione della rete stradale e il tasso di incidenti.
Numeri che derivano dai volumi attuali e dalle potenzialità di espansione del settore del trasporto merci marittimo in Italia. I porti italiani, oggi, movimentano via Ro/Ro e Ro/Pax (i traghetti merci e passeggeri) 121 milioni di tonnellate di merci ogni anno. Cioè il 25% del totale delle merci. Per un volume d’affari stimato dalla Banca d’Italia nel 2022 in 17,7 miliardi di euro per le importazioni e 28,2 miliardi per le esportazioni. Rispetto a 10 anni prima, la crescita è stata del 200 e del 174%.
Alcuni scenari futuri permetterebbero riduzioni delle emissioni ancora più consistenti. È ciò che accadrebbe spingendo sull’efficientamento energetico tramite navi più performanti – come quelle già varate che permettono zero emissioni in porto – e un aumento dei coefficienti di riempimento di stiva delle navi (+10%), possibili proprio grazie all’incremento dello shift modale. Si otterrebbe così una riduzione di altre 286mila tonnellate di CO2 per i traffici esistenti e 113mila tonnellate di CO2 per i traffici derivati dallo shift modale aggiuntivo.