Rinnovabili • incendi

Incendi, emergenza Italia è per oltre 70% colpa dell’uomo

Informativa urgente del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani in Aula alla Camera. Il 57,4% dolosi, il 13,7% colposi, meno del 2% origine naturale. Sono anche causati dai cambiamenti climatici ma incidono in piccola percentuale per via del terreno secco e dei venti più caldi. In Sardegna c’è stata una catastrofe, oltre 10mila ettari andati in fumo

incendi

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – “Il 57,4% degli incendi sono dolosi, dove si vedono punti di innesco, e hanno effetti devastanti. Il 13,7% non è intenzionale, e quindi sono colposi per mancanza di cultura. Siamo già oltre il 70% di incendi che è responsabilità nostra e che incide su un sistema predisposto” dal punto di vista climatico; “meno del 2% sono di origine naturale” per esempio “un fulmine; il 4,4% è indeterminato, vuol dire che in qualche modo qualcuno ha buttato una cicca di sigaretta; il 22,5% non è classificabile, ma qualcuno deve far partire la scintilla”. E’ il Transizione ecologica Roberto Cingolani in Aula alla Camera – nel corso dell’informativa urgente del governo sull’emergenza incendi – a offrire il quadro della situazione. “In Sardegna tra 24 e il 26 luglio ci sono state 800 persone evacuate – osserva – l’area bruciata, ad una prima stima, è di oltre 10mila ettari. Quindi è stato un evento catastrofico”.

Leggi anche Il Mediterraneo è diventato un hotspot per gli incendi boschivi

E’ “abbastanza chiaro: negli incendi che stanno devastando non solo l’Italia ma anche la Greciae la California, per esempio, ci sono situazioni molto simili e sono senza alcun tipo di ambiguità colpa dei cambiamenti clima e di fenomeni antropici”. Il ministro fa presente che comunque la parte climatica “incide in piccola percentuale”, rendendo il terreno più secco e i venti sono più caldi, con le scintille che vengono trasportate in alto e appiccano direttamente la chioma degli alberi anche perché “l’autocombustione non avviene da sola a 45 gradi ma a temperature più alte”.

Il ministro anticipa poi i dati messi insieme da Legambiente: “Gli incendi dolosi e colposi nel 2020 sono stati 4233 e toccato oltre 62mila ettari, persone denunciate 552, arrestati in 18, con 79 sequestri. Rispetto al 2019 i reati sono aumentati dell’8,1%, la superficie bruciata è cresciuta del 18,3%, e salgono anche denunce (+25,2%) e arresti (+80%)”. In quattro regioni del Sud – Campania, Puglia, Calabria, Sicilia – sono avvenuti il 54,7% degli incendi nel 2020, è bruciata l’82% della superficie andata in fiamme.

“Siamo più vulnerabili – osserva – e poi c’è un problema di manutenzione e di cultura. La manutenzione è fondamentale; se da un lato noi dobbiamo essere molto coscienti del fatto che siamo più vulnerabili di quanto non fossimo in passato”, dall’altro dobbiamo comprendere che “c’è un problema di manutenzione dei territori, perché qui stiamo parlando di qualcuno che brucia”, e nella maggioranza dei casi, “per interessi reconditi. L’elemento più direttamente umano è un elemento difficilissimo da controllare. La prevenzione e il controllo sono fondamentali, così come lo è la manutenzione dei territori”.

Leggi anche Emergenza incendi: brucia il Mediterraneo, 1500 roghi solo in Italia

Nel Pnrr abbiamo pensato di “utilizzare le reti di satelliti europei, droni e osservazione a terra. I satelliti passano ogni 4 ore sullo stesso punto, e ce ne sono tanti; se uno colleziona immagini e le controlla, ci può consentire un monitoraggio efficace”. E’ una tecnologia “pensata non solo per gli incendi ma anche per controllare lo smaltimento illegale di rifiuti. E’ uno strumento molto forte anche per la prevenzione incendi boschivi”. Poi mette in evidenza anche un altro elemento: “La prima cosa da fare è proteggere queste mappe. Sono informazioni sensibili. Se fossi un piromane la prima cosa che cercherei di fare è di farne un download”. “Questo 72% di piromani che bruciano, che interesse hanno a farlo”; con la “perimetrazione delle superfici percorse dal fuoco”, quelle aree “diventano terreni intoccabili. Avviene il blocco: lì non si fa più nulla. Tutti sanno che in quelle aree non si può mettere un chiodo”. Parla di una ‘leggenda urbana’ per chi racconta che “‘io brucio perché dopo ci faccio una cosa che mi conviene’; non è possibile che uno brucia per metterci il fotovoltaico o perché ci vuole fare un villaggio turistico. Dal punto di vista giuridico è impossibile, non si può cambiare destinazione d’uso al terreno” incendiato. “La legge a me sembra perfetta – osserva – dovrebbe scoraggiare chiunque ad appiccare incendi”. Allora “forse la perimetrazione non è così efficiente. Centralmente anche noi possiamo dare una mano, almeno ai comuni più piccoli”.