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L’Unione europea non riesce a proteggere api e impollinatori selvatici

Secondo una nuova relazione della Corte dei conti europea, le misure intraprese fino ad oggi, non sono riuscite ad evitare il declino di questi preziosi animali

impollinatori selvatici
CC0 Public Domain

(Rinnovabili.it) – Gli impollinatori, come api, vespe, farfalle e coleotteri, svolgono un ruolo essenziale in natura, contribuendo in maniera significativa alla quantità e qualità dell’alimentazione umana. Secondo un progetto di ricerca UE, questi insetti forniscono all’agricoltura del Vecchio Continente un contributo valutato in circa 15 miliardi di euro. Nonostante ciò, negli ultimi anni il numero e la diversità degli impollinatori selvatici hanno subìto un declino a causa delle attività umane e degli stravolgimenti climatici.

L’Europa è rimasta a guardare? No, ma le misure messe in campo per arrestare questa drammatica perdita, non hanno riscosso quasi alcun successo. A dirlo è oggi la Corte dei Conti europea, dopo aver analizzato tutte le iniziative avviate da Bruxelles. 

Credits: Corte dei Conti UE

Il quadro dell’UE in materia comprende la strategia sulla biodiversità fino al 2020, una comunicazione dalla Commissione europea approvata dal Consiglio e dal Parlamento, e soprattutto l’iniziativa a favore degli impollinatori del 2018. Ha inoltre introdotto, nella normativa comunitaria esistente, alcune misure potenzialmente in grado di avere effetti sugli impollinatori selvatici.

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Nessuno di questi strumenti si è dimostrato realmente efficace. Ad iniziare dalla strategia sulla biodiversità al 2020, che non prevede alcuna singola azione specificamente destinata ad invertire il declino di questi animali. Al punto che oggi l’impollinazione risulta una delle attività più degradate negli ecosistemi europei.

La Corte ha rilevato lo stesso problema in altre politiche UE, che non contemplano requisiti specifici per la protezione degli impollinatori selvatici o riportano obblighi del tutto inefficaci allo scopo. Un esempio su tutti, la PAC.

Il tribunale sottolinea anche che l’attuale normativa in materia di pesticidi non è in grado di offrire misure di protezione adeguate. I provvedimenti attualmente in vigore cercano di tutelare le api mellifere, ma le valutazioni dei rischi si basano ancora su “orientamenti obsoleti e poco in linea con i requisiti normativi e le più recenti conoscenze scientifiche”

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A tale riguardo, la Corte sottolinea come il quadro comunitario in materia abbia consentito agli Stati membri di continuare ad utilizzare pesticidi ritenuti responsabili di ingenti perdite di api. A titolo di esempio, tra il 2013 e il 2019 sono state concesse 206 autorizzazioni di emergenza per tre neonicotinoidi (imidacloprid, tiametoxam e clothianidin), sebbene il loro uso sia soggetto a restrizioni dal 2013 e l’impiego all’area aperta sia severamente vietato dal 2018.

“Gli impollinatori rivestono un ruolo essenziale nella riproduzione delle piante e nelle funzioni ecosistemiche, e la loro diminuzione dovrebbe essere interpretata come una grave minaccia al nostro ambiente, all’agricoltura e ad un approvvigionamento alimentare di qualità”ha dichiarato Samo Jereb, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “Le iniziative finora intraprese dall’UE per proteggere gli impollinatori selvatici si sono purtroppo rivelate non abbastanza incisive da produrre i frutti sperati.”