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Uno studio scientifico spiega il greenwashing dietro le promesse di Big Oil

Protagonisti della transizione? No, le grandi aziende fossili fanno solo greenwashing. Uno studio analizza la distanza tra promesse e azioni di Shell, BP, ExxonMobil e Chevron tra il 2009 e il 2020

Greenwashing: quanto valgono le promesse sul clima di Big Oil?
Foto di Rick Tremblay da Pixabay

Le più attive sul fronte greenwashing sono Shell e BP

(Rinnovabili.it) – Le grandi compagnie fossili parlano sempre più di clima, transizione e basso tenore di carbonio. Infarciscono con queste parole i loro report annuali. Moltiplicano le promesse nelle loro strategie. Ma se si guarda appena al di là di questa cortina fumogena si scopre che agli annunci non corrispondono i fatti. Anzi, quello che si trova è solo greenwashing a tutto spiano. È la conclusione a cui arriva uno studio scientifico che ha passato al vaglio parole e azioni di 4 big del settore.

Tra il 2009 e il 2020, scrivono i ricercatori delle università di Tohoku e Kyoto che hanno portato a termine l’analisi, Shell, BP, Chevron e ExxonMobil non hanno fatto passi avanti significativi sulla strada della decarbonizzazione. Ma ne hanno parlato tantissimo. “La transizione verso modelli di business di energia pulita non si sta verificando, poiché la portata degli investimenti e delle azioni non corrisponde agli annunci”, concludono gli autori dell’articolo, pubblicato su PLOS ONE. “Finché le azioni e il comportamento degli investimenti non saranno allineati ai discorsi, le accuse di greenwashing sembrano fondate”.

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Per valutare la performance delle 4 compagnie fossili, che insieme sono responsabili di più del 10% delle emissioni globali dal 1965 a oggi, lo studio considera tre dimensioni attraverso cui osservare l’impegno nella decarbonizzazione e nel passaggio verso l’energia pulita. L’analisi verte sulle parole chiave nei rapporti annuali delle società, sulle strategie aziendali (valutando sia gli impegni che le azioni concrete), e gli aspetti finanziari, dalle spese ai ricavi agli investimenti.

I più attivi sul fronte del greenwashing sono Shell e BP, rilevano gli autori. Che danno giudizi pesanti: “l’analisi finanziaria rivela una continua dipendenza del modello di business dai combustibili fossili insieme a una spesa insignificante e poco trasparente per l’energia pulita”.

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Lo studio ripercorre anche i passi avanti compiuti nel periodo considerato. Ma avverte: per tutte le 4 compagnie fossili, la maggior parte dei progressi arriva da risultati che erano davvero a portata di mano. Parliamo di semplici dichiarazioni di sostegno alla scienza del clima o al carbon pricing, o la pubblicazione dei dati sulle emissioni di gas serra.

“Le promesse più recenti sembrano molto belle e stanno incuriosendo molte persone, ma dobbiamo metterli nel contesto della storia delle azioni dell’azienda”, spiega Gregory Trencher, co-autore dello studio. “È come uno studente molto cattivo che dice all’insegnante ‘prometto di fare tutti i miei compiti la prossima settimana’, ma lo studente non ha mai lavorato duramente”.